Di Nilde Iotti, lo dico con immenso rispetto, ricordo la sua imperante e trasbordante severità. Incarnava ciò che il Partito comunista italiano era stato per moltissimi anni: sobrio, mai banale, attento e misurato con le parole, figlio della resistenza, spirito antifascista. Nilde Iotti era all’interno di questa cornice la comunista perfetta. Protagonista dell’assemblea costituente, segretaria delle donne italiane di Reggio Emilia. Era una donna forte, decisa, orientata al compito e attenta alla classe operaia. Poi successe qualcosa: si innamorò di Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista italiano, un uomo 27 anni più grande di lei, sposato e padre di un figlio. Questo fu il passaggio che mi fece capire due cose: i comunisti si innamorano e lo fanno con un certo pudore. Quella relazione conosciuta da tutti non fu mai sbandierata ufficialmente anzi, soprattutto tra militanti di partito, si tentava di nascondere quell’amore tra due comunisti, con una moglie ufficiale anch’essa comunista ma con il divorzio ancora vietato in Italia. Dall’amore tra Togliatti e Iotti nacque una storia bellissima e dolce. Chiesero l’affidamento di una bambina orfana, Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei operai uccisi a Modena da agenti della Celere, nel 1950, durante una manifestazione. Imparai da quel gesto la bellezza di un incontro. Nilde Iotti morì il 4 dicembre del 1999. Sono passati esattamente 22 anni ma io, quella donna, me la ricordo: per la sua sobrietà, per la sua attenzione e misurazione, per quel suo essere comunista. E me la ricordo per quel grande gesto d’amore.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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