Il 4 aprile del 1992 moriva a Thiesi, dov’era nato 101 anni prima, il generale di Corpo d’Armata Giuseppe Musinu, figura mitica nella storia della Brigata Sassari e straordinaria memoria dei conflitti bellici del ‘900. Lo chiamavano Lu Diaulu, per la sua diabolica abilità in battaglia Musinu prestò servizio nell’esercito ininterrottamente per trentatré anni, dal 1911 al 1944. Entro nella Grande Guerra da sottotenente, a 23 anni, ma tre anni dopo era già maggiore: mai nessuno, a quell’età, aveva raggiunto quel grado. Fu testimone della disfatta di Caporetto, durante la quale la sua divisione fu l’ultima ad attraversare il Ponte della Priula prima che venisse abbattuto. Nel secondo conflitto fu tra i comandanti della sanguinosa campagna di Russia, al termine della quale venne messo a riposo. Ma la leggenda del generale Musinu è rimasta viva fino alla morte. Nel 1991, il suo centesimo compleanno fu una celebrazione della Brigata, alla quale si prestò indossando la divisa e ricordando ad ogni occasione possibile l’importanza del senso del dovere, con l’orgoglio mai sopito del militare.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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