Lo dicono tutti, lo dice il senso comune, lo dice il pensatore. Il cibo è identità: siamo ciò che mangiamo. Il pane è uno di quei simboli dell’identità universale. In esso si raccoglie la mutazione della vita: un seme, il grano che cresce, poi il pane. Ho avuto una nonna morta a 102 anni e il sabato, quand’ero bambino, faceva il pane in casa con il forno a cupola posto nel retro cortile e tutto s’inondava di fragranza. Faceva naturalmente anche i dolci, di cui conservo i sapori. Preparava il pane con la farina di grano coltivato dal marito e il forno veniva acceso con i cisti e l’elicriso racconti non molto lontano. Ricordo, ogni volta una festa. Alla nonna costava fatica e si alzava prestissimo la mattina. Faceva la dispensa per una settimana, di pane e di dolci. Aspettavo con i miei cugini, il pane fatto per noi nipoti. Si mangiava caldo, appena sfornato, condito con butirro. Faceva il pane per i bambini, a forma di bicicletta per i maschietti, con fantasiose forme floreali per le femminucce. Pane e burro, nulla di più buono e bello che io possa rammentare di quel tempo. Preparava il pane per l’intera settimana, grano tenero usava, tricu còssu, macinato al molino con la mola in pietra. La Sardegna è la terra del pane, del pane bello, del pane forma d’arte espressiva, pane quotidiano e pane rituale. Si prepara “un” pane per ogni occasione, quando si nasce, per le nozze o il battesimo. Il pane, in Sardegna, simboleggia la festa, la rappresenta e la codifica. Si prepara il pane delle feste dei santi comandati, per la pasqua, il natale e la quaresima. Pane propiziatorio dell’abbondanza, pane votivo, pane a spiga e tralci d’uva. Pane a forma di rondini e uccelli, pane ricamato come pizzo e merletti. Lu coccu pintatu, con fantastiche figure floreali, a mela o a corona. Pane dei preti, pane dei ricchi e pane dei poveri, pane dei contadini e dei pastori. Pane dei suonatori e il pane della messa. Pani moddu, pani tostu, pani biancu, pani nieddu, pani budditu. Pane coccoi a forma di cuore, di colomba o mezza luna, pane cesellato e decorato. In Sardegna il pane è opera d’arte e come l’arte nutre e dice. Non soltanto cibo ma anche bellezza. Alimento e sussistenza, forma e segno. Senso della bellezza effimera e del simbolo. Il pane è Sardegna.
Laureato a Cagliari in Giurisprudenza. Ha frequentato masters in direzione aziendale e sui sistemi gestionali delle pubbliche amministrazioni. Già impiegato in un ente di ricerca in agricoltura, opera nel settore della consulenza di Direzione. Svolge studi economico-sociali per conto delle P.A. Gavino Minutti era anche suo nonno, e il nonno di suo nonno, del 1797, tutti nati a Calangianus,
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design