Demetrio Stratos nacque ad Alessandria d’Egitto il 22 aprile del 1945. Avrebbe compiuto, oggi, 77 anni. Morì, invece, all’età di 34 anni, colpito da una forma di anemia aplastica. Chi, intorno alla metà degli anni settanta, aveva più o meno vent’anni, ricorderà per sempre la sua voce incredibile, un assolo di chitarra e di potenza. Era, come sentenziò la PFM, tributandogli un brano nell’album “suonare suonare”, un maestro della voce. Era, per me, la ribellione assoluta, la via della libertà. Erano i tempi del rock progressivo, quello, appunto, della PFM, del Banco, delle Orme e, ovviamente del suo gruppo: gli Area. Il gruppo risucì a produrre, con la voce di Demetrio, solo cinque album registrati in studio: Arbet macht frei, Caution Radiation Area, Crac!, Maledetti e l’ultimo, nel 1978 dal titolo evocativo “gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano”. Lui, Demetrio, abbandonò il palco troppo in fretta, divenne una divinità, osannato in moltissimi concerti che gli tributarono la bravura, la passione e l’originalità della sua voce. Un’estensione vocale che nessuno, finora, ha mai raggiunto. «La voce –sosteneva Stratos – è oggi nella musica un canale di trasmissione che non trasmette più nulla»; lo diceva per provocazione e per dimostrare la sua assoluta unicità. Gli Area rappresentarono, per me, il preludio della libertà, la possibilità neppure troppo nascosta ad un moto di ribellione vero, puro, unico. Ascoltare Luglio, Agosto, settembre nero è ripercorrere un pezzo di un’adolescenza ormai lontana. Ma quelle parole gridate a tutti i cieli possibili restano scolpite nella mia mente. Quel “Non è colpa mia se la tua realtà mi costringe a fare guerra all’umanità” è come un tatuaggio impresso nell’anima. Demetrio Stratos rimane irraggiungibile nei suoi vocalizzi e nella sua ricerca disperata di vitalità. Buon compleanno Demetrio e canta ancora per la gente che non vuol morire sotto la stupidità di una guerra. Di qualsiasi stupida e bastarda guerra.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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