Il 31 marzo del 1991 crollava definitivamente la cosiddetta “cortina di ferro”. Il Patto di Varsavia, l’alleanza militare nata per contrastare lo strapotere bellico del Patto Atlantico della Nato che univa gli stati dell’Occidente, dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine del comunismo di stampo sovietico, veniva sciolto. Per l’Europa si trattò della fine di un incubo. Un incubo fatto del rischio di una guerra mondiale che sarebbe stata combattuta con bombe di una tale potenza distruttiva da non lasciare molto scampo al futuro del pianeta. L’Europa si avviava verso il rafforzamento dei rapporti tra stati, verso quella pace stabile e duratura che rappresenta la più grande conquista di questa parte del genere umano. Una conquista troppo spesso oggi, sottovalutata da una sciocca retorica anti-europeista emersa anche nell’occasione del sessantesimo anniversario della comunità europea, da pochi giorni trascorso. C’è la scena di un film che mi è rimasta impressa indelebile. E la scena di Schindler’s List al termine del film, quando il regista Spielberg mostra i reduci dei campi di concentramento accompagnati dagli attori che li hanno interpretati, poggiare una pietra sulla lastra tombale del loro salvatore, con il sottofondo della tristissima musica di John Williams. La rappresentazione più lacerante e nel contempo straniante di quello che rimane della memoria di quella follia che ha pervaso l’Europa in quegli anni. E tuttavia ha ragione quanto osserva Samin Amir: se è vero che conquiste e massacri sono una costante dell’umanità, l’Europa, tuttavia, si distingue per il diverso trattamento che riserva al genocidio, a seconda che le vittime siano o meno europee. Come ha osservato ancora Samin Amir, l’opinione pubblica occidentale è stata persuasa che il genocidio nazista sia stata una aberrazione del comportamento europeo. Invece era la norma. Con una differenza. Il genocidio nazista, per una volta dopo tanto tempo, si è risolto all’interno dei confini europei; viceversa, gli altri genocidi europei, la norma consueta, sono stati rivolti verso il mondo extra-europeo. L’Europa ha costellato la storia, anche recente, di devastazioni e stragi da far impallidire quelle naziste, con l’aggravante di non aver dietro nessun terribile dittatore ad averle ordinate, ma rispettabili ed elegantissimi governi democratici. Ecco, l’umanità procede per conquiste. Aprire le frontiere, far circolare le persone all’interno di esse, senza passaporto, e far dialogare le nazioni, abbattere le barriere del protezionismo economico, è il presupposto di una civiltà basata sulla pace e sulla condivisione dei valori. L’Europa ha fatto un primo passo, per allontanare lontano lo spettro di quella memoria lacerante e dolorosa, fatta di pietre poggiate sopra una lastra tombale. Ma questa parte di umanità così fervida, così turbolenta, ha ancora molta strada da fare. Specie di questi tempi, dove l’emanazione più strabiliante dello strapotere e dell’entropia europea, gli Stati Uniti d’America, oggi sembrano riportare indietro le lancette dell’orologio a quel protezionismo, contraddizione assurda del neoliberismo, foriero di barriere doganali e preludio di tanti inquietanti e tristi accadimenti.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design