Sono giorni di gloria per la Sicilia, questi, centro del mondo grazie al G8. Ma come sardi, non possiamo dimenticare il clamoroso scippo del 2009 con il mancato G8 a La Maddalena, di cui dobbiamo ringraziare l’allora governo Berlusconi, che si era presentato, peraltro, come l’amico dei sardi, grazie alla sua residenza estiva olbiese. Sulla questione ho già scritto diversi articoli, insieme al maddalenino Luca Ronchi, che ritrovate nell’archivio di Sardegnablogger. Qui offro il breve riepilogo di una storia tanto assurda quanto beffarda. L’isola della Maddalena è da sempre una enclave dello Stato. Storica roccaforte militare, fino a poco tempo fa sede di una base per sommergibili nucleari degli Usa, che mai si è capito bene in forza a quale trattato, nonché base articolata della Marina Militare Italiana, la sua economia ha sempre dipeso dalle buste paga militari. Questo nonostante si trattasse di un luogo di una bellezza indicibile, un insieme di isolette e scogli frastagliati, con spiagge da sogno e macchia mediterranea, al punto che è diventato a partire dal 1994 Parco Nazionale. In realtà la sua tradizione militare ne ha sempre impedito il naturale sviluppo turistico, che sarebbe stato di portata ben superiore, come dimostra la vicina Costa Smeralda. Con il tempo, però, l’arcipelago ha perso progressivamente il suo ruolo strategico, per cui le basi militari hanno finito per abbandonare l’isola lasciando una eredità di edifici, capannoni e discariche da bonificare e riconvertire. L’occasione per la risistemazione e la bonifica delle vaste aree ex militari si è offerta quando l’Italia è stata chiamata ad ospitare, nel 2009, il G8, il prestigioso incontro tra le delegazioni dei più potenti stati della terra. Quale location migliore il meraviglioso arcipelago, e quale occasione per riconvertire e bonificare il sito, in modo da renderlo fruibile per il turismo e la nautica da diporto! La storia è nota: il G8 fu spostato nell’Abruzzo appena colpito dal terremoto per una questione di immagine del sopravvenuto nuovo Presidente del Consiglio Berlusconi, subentrato a Prodi, e nell’arcipelago i lavori si fermarono, ripresero, si fermarono fino ad un fine lavori tanto per dire. Nel frattempo una serie di inchieste della magistratura misero a nudo gli imbrogli di quella che finì per essere chiamata “la Cricca”, strettamente legata agli appalti che una legge speciale conferiva alla protezione civile con procedura semplificata. Così si scoperse la voragine di denaro, gli imbrogli e le truffe perpetuate a spese dei maddalenini e di tutti i contribuenti. Storia di ordinario malaffare si direbbe. Ma la storia è significativa, ai fini di questo resoconto, per via dell’atteggiamento tenuto dallo Stato “dopo”. La gestione delle opere infatti sollevò polemiche e sospetti, con cause di risarcimento contro lo stato, licenziamento dei lavoratori e opere costate 400 milioni di euro in stato di abbandono. Una storia che ricorda la causa che l’industriale Rovelli, dominatore dei rapporti tra affari e politica in Sardegna negli anni della Rinascita, contro lo Stato, la famosa causa dei mille miliardi che è giunta quasi fino ai giorni nostri. Vi era, dunque, una eredità fatta di cumuli di rifiuti, anche pericolosi. Gran parte di questi rifiuti era finita in mare. Tuttavia lo Stato si era deciso a rimediare stanziando, in comune con la Regione, complessivamente ben 31 milioni di euro per la bonifica. Nel marzo del 2010 si scoprì che i sei ettari di mare inquinato che dovevano essere stati bonificati, presentavano concentrazioni di idrocarburi, amianto, mercurio, piombo, arsenico e quant’altro, superiori a prima. La bonifica aveva ottenuto l’effetto opposto. L’inchiesta della Procura di Tempio Pausania, che porterà all’incriminazione di 17 persone, accerterà che l’inquinamento, dai sei ettari iniziali, era stato sparpagliato su dodici ettari, minacciando le acque del Parco Nazionale. Insomma, per farla breve, i soldi sono spariti, i rifiuti sono rimasti. Ma non è finita. L’impresa che gestisce gli immobili, in teoria, dovrebbe pagare alla Regione Sardegna un canone di 60 mila euro annui. Per assurdo, la Regione Sardegna è costretta a pagare allo Stato l’ICI per quegli immobili, la bellezza di 500 mila euro annui. Perché lo Stato, con un colpo a sorpresa degno di migliore esito, nel marzo del 2010, ha trasferito la proprietà dell’arsenale alla Regione. Ora la Regione Sarda si trova a dover pagare il fisco su un complesso immobiliare in rovina e gestito, o meglio, volutamente non gestito, da altri. 500 mila euro di soldi buttati ogni anno dalla finestra per stare a guardare il proprio patrimonio andare in rovina. Ma non è ancora finita. Arriva, nel gennaio del 2013, il proclama del Ministro dell’Ambiente. Dei 57 siti statali gravemente inquinati (tra cui La Maddalena), 18 verranno declassati in siti regionali. Significa che quei 18 siti dovranno essere bonificati non più a spese dello Stato, ma a spese delle Regioni. Un sito inquinato dallo Stato con la sua servitù militare, dentro un Parco Nazionale, con il debito di una mancata promessa e di una bonifica mai eseguita, anzi peggiorata, non potrebbe che essere di competenza dello Stato. E invece no, è stato declassato e trasferito alla Regione Sardegna. La cosa significativa è la deformazione storica dei fatti. La retorica egemone infatti porta come esempio generale la presunta crisi economica de La Maddalena motivandola con la chiusura delle basi militari, ribaltando la consequenzialità degli eventi e la natura della logica, che invece vede nell’abbandono e nella mancata conversione la causa dell’ipotetica crisi.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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