Anche San Marino, nel piccolo dei suoi sessanta km quadrati di superficie, ha avuto il suo bel colpo di Stato. Bello, perché senza spargimenti di sangue e perché anch’esso da incasellare nel clima della cortina di ferro del dopoguerra. Il 30 settembre del 1957 una parte dei consiglieri comunali del Titano occupò una stabilimento dismesso a Rovereta, ritenendosi maggioranza e autoproclamandosi governo di San Marino. Italia e Stati Uniti riconobbero all’istante l’esecutivo che, dopo due settimane, si impossessò del Palazzo pubblico per la resa dei Reggenti. Cos’era accaduto? Una lenta opera di persuasione aveva fatto mancare i numeri alla maggioranza socialista-comunista, promotrice del matrimonio civile e della sanità interamente gratuita: Vaticano e democristiani italiani guardavano con preoccupazione a questa enclave rossa dentro casa, tanto da non risparmiare ingerenze negli affari interni di San Marino e l’uso della forza da parte di Mario Scelba. La maggioranza venne sgretolata e fatta cadere, sostituita da una più gradita all’Occidente. Il socialista che accettò di passare dall’altra parte, secondo le cronache, contrattò per la sua conversione una casa, un lavoro e tre fucili da caccia. Oggi San Marino è un paradiso fiscale. Chissà, forse coi fatti di Rovereta c’entra qualcosa.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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