Io, l’Avvocato lo ricordo per la sua erra moscia, per quel suo “saper vivere” e perchè raprresentava “il padrone”. Ed incarnava, soprattutto, la squadra della Juventus. Dall’altra parte, invece c’era Moratti e la sua Inter che passava per uno “di sinistra”. Così raccontava mio zio tifoso interista: “se proprio un padrone dobbiamo scegliere, meglio Moratti.” Poi c’era tutta la storia dei migranti a Torino, degli operai del Sud che entravano in fabbrica, la bellissima canzone di Jannacci (Vicenzina e la fabbrica, appunto) le lotte a Mirafiori e al Lingotto, quelli che lavoriamo tutti per Agnelli (ancora un grandissimo Jannacci). Insomma, l’Avvocato era quella cosa lì: lavorava ma non lo dava a vedere. Credo sia stato anche un buon tombeur del femmes ma, chiaramente, con la classe che lo ha sempre contraddistinto. La sua erre moscia, il suo occhio severo su alcuni giocatori della Juve, lo stile, l’orologio sul polso (l’unico che se lo poteva permettere senza passare per cafone). Ecco, questo signore, un giorno, il 30 maggio 1974 venne eletto presidente della Confindustria. Non me lo sono mai immaginato imbalsamato dentro quel ruolo. Un giorno, quando qualcuno gli chiese di Berlusconi sorrise e con la sua erre moscia rispose: “E’ un arricchito”. Noblesse obblige. Insomma: Avvocato, tutto sommato, si nasceva. E lui, chiaramente, lo nacque.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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