Il 1 luglio del 1976, un giovedì, si sarebbe dovuta svolgere la prima prova dell’esame di maturità, lo scritto di Italiano.
Invece la prova venne rinviata in tutta Italia per il pasticcio combinato il 30 giugno dalla buonanima di Maria Calvia, una suora di Berchidda.
La storia, gustosissima, va raccontata.
Suor Delia, nata Maria Calvia, laurea in Filosofia, ha 69 anni e dirige un istituto magistrale a Vigevano, in provincia di Pavia.
La scuola, annessa al convento delle domenicane, è riconosciuta dallo Stato e anche in quell’istituto si svolgerà l’esame di maturità. Sono appena arrivati i plichi contenenti i titoli degli scritti, timbrati con la ceralacca, come in ogni altra scuola italiana.
Vengono riposti in una cassaforte.
Verso le 14.30 squilla il telefono dell’istituto e suor Delia da Berchidda prontamente risponde.
Dall’altra parte della cornetta parla la voce di un signore che si qualifica per il provveditore Bardella.
Spiega alla suora che ai titoli dei temi bisogna apportare una correzione, poiché sarebbero macchiati da grossolani errori.
La direttrice chiede istruzioni, al che il sedicente provveditore le ordina di aprire la cassaforte, strappare i sigilli e leggergli al telefono i titoli.
Maria Calvia esita, prende tempo, ma poi obbedisce e casca con tutta la tonaca nel tranello di colui che è chiaramente un impostore. Capisce di averla fatta grossa quando il tizio, una volta annotati i titoli, tronca la comunicazione senza salutare.
Quando il ministro Malfatti viene messo al corrente dei fatti, informa il presidente del Consiglio Aldo Moro. Si decide infine di rinviare la prova al cinque luglio, nell’attesa di riformulare la prova scritta di Italiano.
Il giorno dopo, la faccia di Maria Calvia da Berchidda è su tutte le pagine dei giornali.
Sul suo capo pendono un’inchiesta della magistratura e una del ministero.
Avendo dovuto il governo predisporre una serie di collegamenti aerei per trasferire precipitosamente i plichi con le nuove tracce in tutte le scuole, c’è chi ipotizza che alla suora venga chiesto di pagare i danni, circa trecento milioni di lire dell’epoca.
E c’è chi ricorda che la religiosa era già famosa, finita al centro di un polverone mediatico proprio l’anno precedente: aveva rifiutato l’iscrizione all’istituto di una studentessa, colpevole di essere mancina e, secondo lei, non adatta all’insegnamento.
Lentamente la storia sfumò e l’esame, alla fine, si svolse regolarmente.
La povera Maria Calvia, al centro del caso dell’estate 1976, è mancata nel 1994.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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