“Domani è un altro giorno”. A saperlo che questa frase sarebbe divenuta famosa negli anni, Margareth Mitchell avrebbe pensato almeno un seguito al suo unico romanzo scritto nel 1936 e uscito per la prima volta il 30 giugno. Poi, dopo aver venduto, ad oggi, quasi 30 milioni di copie, tradotto il libro in 37 lingue, sapere che il film è ancora un cult dopo quasi mezzo secolo, ne sarebbe stata felice. L’unico neo: la sigla del film è utilizzata da Bruno Vespa per il suo programma “porta a porta” e piccolissimo ed insignificante neo: personalmente non ho mai letto il libro e non ho mai visto il film, se non per brevissimi tratti. Questa storia, questo polpettone ambientato negli Stati Uniti durante la guerra di secessione, non mi ha mai convinto e Rossella O’Hara, l’attrice, mi stava vistosamente antipatica. Questi “schiavi” quasi simpatici, questi connubi, questa voglia di essere tutto “troppo americano” e quindi appiccicoso e quindi posticcio e quindi palloso mi ha sempre lasciato molto perplesso. Il film, poi, durava una vita e quando uscì, nel 1939 non ero neppure nato e quando venne rimasterizzato, ricolorato e doppiato, nel 1977, avevo ben altre cose da fare. A dirla tutta: non ho mai amato Clark Gable, sono più un tipo da Robert De Niro e taxi driver. Il film esce per la prima volta in Italia nel 1951 e l’unica cosa positiva è che mia madre, nel 1955 (non chiedetemi perché dopo quattro anni) lo va a vedere a Oristano. In quell’occasione conosce l’uomo che sarà suo marito e dopo qualche anno mio padre. Insomma, l’unica frase positiva è che, davvero, domani è un altro giorno e se scrivo queste piccole parole probabilmente è per colpa di Via col vento. Anche se penso sia una piccola leggenda. Ma le leggende fanno bene al cuore.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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