– Nonna, ma cosa è successo al piccolo Samuele? È il luglio del 2004, è sera. In televisione parte la sigla del tg2 e il sommario delle notizie: “Anna Maria Franzoni, condannata all’ergastolo….” Non faccio terminare, abbasso il volume del televisore per non turbare Mattia, mio nipotino, che ha quasi tre anni, ma che sa già leggere e scrivere e ascolta tutto molto attentamente. E non ci facciamo caso, io e Antonella, al fatto che scorra la striscia con i titoli delle principali notizie, mentre il volume del televisore è muto, in attesa che passi il servizio successivo. Le immagini sono quelle di un’aula di tribunale con qualche panorama del paese valdostano di Cogne, la villetta dove si è compiuto il delitto e Anna Maria Franzoni che cammina al fianco di suo marito Stefano Lorenzi.. – Nonna, ma si può sapere cosa è successo al piccolo Samuele? Cosa è omicidio? – chiede ancora con insistenza Mattia. Non ci rendiamo conto che legge la striscia che scorre con i titoli : “Anna Maria Franzoni condannata all’ergastolo per l’omicidio del piccolo Samuele”.
Come si fa a spiegare a un bambino di tre anni che cosa è successo al piccolo Samuele? Come si fa a spiegare che cosa è un omicidio? E soprattutto come si fa a spiegare, e non solo a un bambino, che quel bambino, il piccolo Samuele, è stato vittima della furia omicida della propria mamma?
La mattina del 30 gennaio 2002, secondo il giudizio definitivo espresso dalla Cassazione il 31 maggio del 2008, una mamma uccide il proprio bambino “con razionale lucidità”. La perizia psichiatrica ha accertato che al momento del fatto la donna “aveva piene capacità di intendere e di volere” e secondo la Suprema Corte Anna Maria Franzoni ha agito in preda ad uno “stato passionale momentaneo” generato da una serie di circostanze accavallatesi nell’arco di pochi minuti. Insomma, quei famosi cinque minuti che ogni tanto ci prendono quando ci incazziamo, quando ci vengono i nervi, hanno trasformato quella donna in una belva, in una furia cieca che ha afferrato qualcosa di metallico, forse un mestolo di rame, e ha cominciato a pestare quel corpicino che piangeva sotto le coperte. Non si può che esprimere orrore per un avvenimento come quello, non si può che provare sgomento. No, nessun giudizio sulla condanna né sul fatto che la Franzoni sia stata scarcerata due anni e mezzo fa, dopo soli sei anni di carcere, credo che la condanna maggiore sia quella che lei stessa sicuramente si starà infliggendo ogni giorno, ogni ora, ogni momento, perché non è possibile che una mamma possa dimenticare un figlio che non c’è più e soprattutto non è possibile che abbia rimosso dalla sua coscienza che sia stata la sua mano ad uccidere quel figlioletto. Si, credo che la sua condanna sia il rimorso che la perseguiterà per ogni attimo della sua esistenza.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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