Mentre Monica Seles giocava i quarti di finale nel Torneo di Amburgo, conducendo la partita contro Magdalena Maleeva col punteggio di 6-4, 4-3, arrivò quella maledetta pausa al cambio di campo. Come in ogni match giusto pochi minuti: un asciugamano per tergere il sudore e un sorso d’acqua a placare l’arsura. Non fece in tempo a bere quando, con ancora la bottiglietta in mano, l’aggressore arrivò alle sue spalle.
Si chiamava Günter Parche, un tedesco di 38 anni, che le sferrò una pugnalata alla schiena. Il pubblico, che approfittava della pausa per rompere col suo chiacchiericcio il silenzio della partita, ripiombò ancora in un mutismo di sgomento.
La Seles aveva 19 anni ed era la campionessa del mondo.
Inizialmente si attribuì a quell’attacco una connotazione politica, a causa delle origini serbe della tennista, ma poi fu chiara la matrice passionale e ancora più chiara l’instabilità psichica dell’uomo. Günter Parche, infatti, ossessionato da Steffi Graf, intendeva sbaragliare la rivale e restituire il podio alla sua beniamina che, da quando era comparsa la Seles, aveva visto le sue convinzioni di vincitrice assoluta sbriciolarsi come un pacchetto di crackers dentro la borsetta.
L’uomo venne condannato a due anni di libertà vigilata con l’obbligo di ricorrere a una terapia psichiatrica. Una sentenza blanda che unita al mancato appoggio delle colleghe nel non voler immobilizzare il primato della Seles né interrompere il torneo, vinto manco a dirsi dalla Graf, la fecero cadere nello sconforto. La ferita del 30 aprile resterà indelebile non solo nella schiena della jugoslava ma, soprattutto, nella sua carriera. Il blocco di due anni, un ritorno titubante e incerto sulla terra rossa non restituiranno mai più quella campionessa al tennis.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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