“Ah, le italiens”. E’ il motto con il quale i francesi ci appellano. Dietro quelle parole è nascosta un comportamento snobistico, tipico dei transalpini. Per noi, i francesi sono quelli che “si incazzano, che le palle ancor gli girano” perchè Bartali riuscì a vincere il Tour de France. Sono quelli della “nouvelle cousine”, dello “champagne” della carta dei vini, dei formaggi. Tutte cose che produciamo anche noi. Solo che loro giocano molto sui nomi: Roquefort fa più figo di gorgonzola ma, a dire il vero , il nostro è più cremoso e decisamente più buono. Come lo spumante o alcuni vini: Le còte du Rhone, Bordeaux; le rouge contro il rosso. I francesi sono “abbastanza antipatici” però su certe cose ci azzeccano. Prendete la Tour Eiffel, simbolo della Francia e di Parigi. Un ammasso di ferro e bulloni nato per l’esposizione mondiale del 1889, costruita in meno di due anni e destinata ad essere smontata. Ed invece quella torre fatta di buchi, di scale e due ascensori ti permette di abbracciare Parigi ed è diventata un’icona mondiale. Ci sono file interminabili per visitarla e per salire sino all’ultimo piano, posto all’altezza di oltre 279 metri. Doveva essere qualcosa di posticcio ed invece è divenuto un simbolo intoccabile. Il 30 agosto del 1993 per la Francia è stata una giornata particolare: la signora Jacqueline Martinez è festeggiata con tanto di orchestra che suona per lei il brano “la toour Eiffel” di Charles Trenet. La festa è organizzata perché con lei le visite della torre sono arrivate a centocinquanta milioni. Ah, questi francesi, che per anni discussero sull’opportunità o meno di smontare la torre. La ritenevano, alcuni, poco adatta al romanticismo della “ville lumière” ed invece un bacio sulla torre ve lo suggerisco: è sempre una bella emozione. Provatelo, anche senza l’orchestra sentirete Parigi che vi avvolge con molta discrezione.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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