Poi tutti a dire che il Sud è indietro, che rallenta la crescita del paese, che quelli del sud sono assistenzialisti, fannulloni, bloccano il progresso. Ed invece il progresso era partito da queste parti, precisamente a Napoli. Il 3 ottobre 1839, con la locomotiva a Vapore “Vesuvio” nasceva il primissimo tratto di ferrovia italiana: la Napoli-Portici. Un piccolo tratto che rappresentava l’inizio di un mondo nuovo: quello di viaggiare sul treno. Quel treno che divenne negli anni artificio di racconti, storie, film, visioni. Il mio primo mezzo sulle rotaie, per esempio, fu in occasione della visita militare, a 17 anni. Prima avevo utilizzato solo biciclette, motorini e mi ero seduto in automobile, ma sul treno mai. Fu un viaggio epico, insieme ai miei amici, tutti ipotetici commilitoni che da Alghero arrivavano, tutti per la prima volta, a Cagliari. Quel treno che ci mise quasi sei ore, quell’odore forte di gasolio, di chiuso, di strano che negli anni chiamai – e continuo a chiamare – “odore di treno” rappresentava per noi adolescenti il concetto più alto del viaggio anche se, come Tex Willer e Kit Carson, amavamo molto di più scorrazzare a cavallo (nel nostro caso in biciletta e motorino) e consideravamo il treno una scocciante necessità. Negli anni ho viaggiato verso il Nord dell’Italia, il sud, il centro, la Francia e il Belgio. Poi è comparso l’aereo e lentamente ho abbandonato quel mezzo di locomozione considerato ormai lento e inutile. L’ho riscoperto in questi ultimi due anni perché lo utilizzo da Sassari a Cagliari. Ci metto tre ore e mischio la tecnologia con la lentezza: leggo il giornale sul tablet, guardo un film, rispondo alle mail. Poi, con un velo di malinconia guardo all’esterno e osservo quel paesaggio che cammina lento. Come il nostro sud. Eppure, a pensarci bene, eravamo stati i primi a scommettere sul treno e bene avremmo fatto a costruire più ferrovie. Ma la poesia, lo sapete, non ha troppi lettori.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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