1936,27. Non è un algoritmo e neppure la formula magica per aprire una cassaforte. E’, se ve lo ricordate, il numero magico con cui era stato fissato il valore della lira nei confronti dell’euro che proprio il 3 maggio del 2002 diventava la moneta ufficiale dei paesi dell’Unione Europea. Per i viaggiatori una buona notizia in quanto non ci si doveva scervellare su quanto valesse un franco o un marco rispetto alle nostre lirette, per altri un cruciverba di Bartezzaghi dove non si riusciva mai ad incrociare tutte le soluzioni. Per chi nel 2002 c’era (e io, modestamente c’ero) ricorderà le varie calcolatrici che molte banche regalarono, i fogli da infilare nel portafoglio, i portamonete che si acquistavano perché si riteneva che tutto avrebbe girato con gli spiccioli e già i cinque euro (ovvero 8.186 lire) parevano una cospicua somma. Noi, a differenza dei ragazzi, ragionavamo con la lira e avevamo il velato terrore che mai e poi mai saremmo riusciti a comprendere la nuova moneta e il valore di 10.000 euro che suonavano, allora, come 10.000 lire ma che, in realtà, erano oltre 19 milioni di monete del vecchio conio. Il giornale costava 1.500 lire ovvero 77 centesimi e quando subentrò la nuova moneta mantennero questo prezzo, sino a raggiungere i 90 centesimi, stabilizzarsi per molti anni su un euro toccando (alcuni di essi) 1.50. Un giornale, oggi, costerebbe 2.905 lire. Ogni tanto (e sono passati sedici anni) provo a ragionare in lire ma non ci riesco più anche perché la domanda dovrebbe essere un’altra: con le lire siamo davvero sicuri che il prezzo del quotidiano sarebbe rimasto invariato o, invece, sarebbe lievitato magari per colpa di un’inflazione, sicuramente più alta perché svincolati dalle altre monete europee, raggiungendo magari le 5.000 lire? Chissà. L’avvento dell’euro ci ha consegnato probabilmente la stabilità, poca inflazione e ha restituito attualità ad una canzone che si cantava negli anni quaranta: “se potessi avere 1000 lire al mese” che, tradotta in euro, ha il suo senso. Ma non basta più. Il caffè in sedici anni è raddoppiato, lo stipendio di tutti no. Anche questo è un buon argomento, ma non sono economista e mi fermo. Ricordo, con allegria, l’acquisto della mia prima auto (una Dyane gialla) di terza mano: un milione e mezzo, ovvero 774 euro. Non so se oggi si sta peggio di allora. E’ certo che avevo qualche anno in meno e più spensieratezza nelle tasche.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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