La notte del 3 giugno 1989 una colonna di corazzati dell’esercito cinese entra nella piazza Tienanmen e schiaccia sotto i suoi cingoli la protesta studentesca, avviata due mesi prima per sollecitare al governo di Deng Xiaoping riforme istituzionali più eque. Il colosso comunista da un decennio muoveva verso gli orizzonti del libero mercato, un processo causa di forti diseguaglianze e squilibri sociali, cui gli studenti risposero con manifestazioni e lo sciopero della fame. Inutili furono le mediazioni tra rappresentanti della protesta e vertici del partito comunista, inutile fu l’appello al buon senso del leader sovietico Michail Gorbachov, la cui visita a Pechino segnò il ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due paesi interrotte un decennio prima: Deng Xiaoping impose la legge marziale, poi decise per l’uso della forza Quel massacro di migliaia di innocenti inermi – il numero delle vittime, 26 anni dopo, resta incerto – è uno dei più sanguinosi atti di repressione totalitaria del ‘900. Il suo più potente simbolo è il cosiddetto “Rivoltoso sconosciuto”, lo studente che usò il suo corpo come ostacolo alla marcia dei carri armati verso la piazza. Quel giovane, forse diciannovenne, è sempre rimasto senza nome e ignota è la sua sorte: per qualcuno venne giustiziato, secondo altri riuscì a fuggire e ad avere salva la vita. Quella foto venne scattata grazie ad un potente teleobiettivo da Jeff Widener, reporter della Associated press, da una stanza del Bejing hotel lontana un chilometro dal luogo della scena. È stata un’immagine simbolo per chi, come me, nel 1989 aveva diciotto anni: la rinuncia a sé stessi per inseguire un’ideale di libertà.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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