Il rumore di due ruote che camminano su una strada sterrata tra cicale e ruggine è, io credo, simbolo di poesia e libertà. Il pedalare a passi “misurati e lenti” tra le curve e l’infinito, alla ricerca di un traguardo che pare non arrivi mai. Prendersi la maglia del più forte e vincere il Tour di Francia non è facile oggi, figuriamoci nei tempi in cui camminava sulle strade di Francia un certo Ottavio Bottecchia. Chi era questo ciclista conosciuto dagli amanti della bicicletta ma poco ricordato nei libri di storia? Perché diventa tristemente famoso? Bottecchia fu il primo italiano (correva l’anno 1924) a vincere il Tour de France. Era stato soprannominato il muratore del Friuli perché da giovane quello era stato il suo primo mestiere. Bersagliere ciclista alla prima guerra mondiale, medaglia di bronzo al valor militare. Poi per passione continuò a macinare strada e inforcò la bicicletta per mestiere: Milano-Sanremo dove giunse ottano, poi il Giro d’Italia con il quinto posto. Infine il Tour de France: Botescià , come le chiamavano i francesi, arrivò secondo nel 1923 poi vinse le due edizioni successive: 1924 e 1925. In quella del 1924 si mise la maglia gialla al termine della prima tappa e se la portò fino a Parigi senza mai cederla a nessun altro ciclista. I francesi (che solitamente s’incazzano) inneggiarono all’epica impresa di Botescià e lo osannarono come eroe. Poi, all’apice della sua carriera, il 3 giugno 1927 Ottavio Bottecchia fu trovato agonizzante in una strada del suo Friuli. Ricoverato all’ospedale non riuscì a sopravvivere e morì dopo 12 giorni di agonia. Le indagini dissero che si trattava di morte accidentale ma probabilmente le cose non andarono così. Si sussurrava il delitto d’amore, il giro di scommesse oppure – ed è l’ipotesi più probabile – il delitto politico. Si, perché Ottavio Bottecchia era un convinto antifascista e nel periodo più fulgido di Mussolini al potere questo era considerato molto grave, soprattutto per la propaganda. Davvero le cose sono andate in questo modo? Al funerale non parteciparono altri due grandi eroi delle due ruote: Costante Girardengo e Alfredo Binda. Paura del regime? Difficile dirlo. Però al funerale ci arrivarono i ciclisti francesi che salutarono calorosamente il loro “Betuscià”. Possedere una Bottecchia oggi è alla portata di tutti. Con meno di 500 euro si acquista una mountain bike o una city Bike con il suo nome che è divenuto un marchio famoso. Fu proprio lui, nel 1926, un anno prima della sua morte, ad attivare la fabbrica di biciclette. Se ne possedete una pensate a tutte le curve che consumò e la polvere che si portò dentro il grande Bottecchia, il mitico Betuscià.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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