Ma davvero nessun giornalista si è mai sentito tirare per la giacca per scrivere una notizia così anziché cosà, per scriverla quando non avrebbe meritato due righe di breve o per non scriverla proprio, anche se sarebbe stata degna dell’apertura del quotidiano? A me, da giornalista precario, è accaduto. Mi è capitato di trovarmi attorno alla scrivania una delegazione di politici con la bava alla bocca, giunti fino a me non so come (in realtà lo so benissimo), per convincermi che una certa faccenda andasse raccontata in un modo, anziché in un altro. E non ho potuto dire di no, per vigliaccheria o perché non potevo permettermelo, anche se farebbe figo scrivere che le cose sono andate in un altro modo, specie oggi che fioccano le autocertificazioni di verginità. Davvero nessun editore, o politico vicino all’editore, si è mai permesso di telefonare ad un redattore per dettargli una notizia, per minacciarlo, magari velatamente, parlandogli dei suoi ottimi rapporti personali con chi gli paga lo stipendio? Ma la Rai lottizzata era un’invenzione? Ma lo strapotere mediatico di Berlusconi era un’invenzione? Ma i calzini turchese del giudice Mesiano erano un’invenzione? (Cercate chi e come scrisse quel servizio su Studio Aperto). L’editto bulgaro? Il problema dell’ultimo messaggio di Grillo sulla stampa sono i toni rozzi e superficiali, così grossolani da aver vanificato quegli spunti di riflessione sullo stato della nostra informazione che, espressi in altra forma, avrebbero meritato attenzione. Non è vero che la stampa è tutta asservita, ma non è nemmeno vero che tutti i giornalisti sono liberi. Non è vero che tutti gli editori usano i giornali per i loro interessi, ma è vero che ce ne sono altri che li usano esclusivamente per quel motivo. C’è la coscienza del giornalista, sulla quale nessuna legge deontologica potrà mai intervenire fino in fondo: c’è chi è servo e chi non avrà mai altri orizzonti, se non la verità e la libertà. Ognuno è fatto a modo suo e in ogni redazione trovi l’uno e l’altro esemplare. Non sempre al lettore questa distinzione è chiara. Ma ci sono anche ragioni oggettive che limitano la libertà di informazione. Ad esempio l’abbondare del precariato nelle redazioni: se hai un contratto a termine, non potrai mai essere libero fino in fondo e sarai sempre ricattabile. E poi ci sono gli interessi dei padroni dei giornali. In qualche caso ininfluenti, in altri casi così invadenti da dettare la linea editoriale e il rapporto tra testate e politici. Tutti aspetti che meritano grande attenzione perché le fonti di informazione determinano le nostre scelte quotidiane. Invece, con le sue parole così sguaiate, Grillo ha vanificato ogni approfondimento, convincendo tanta gente che l’unico nemico della stampa sia lui.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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