La vigilia è una cosa seria. Attendere che accada qualcosa ed immaginarsela. Magari le cose non andranno come uno le ha disegnate, però è bello poter pensare che l’evento prima o poi, come un rito messianico, cominci. E noi saremo pronti, con l’adrenalina giusta e con un pizzico di curiosità. Il 3 febbraio 2019 è l’antivigilia del festival di Sanremo. E’ l’edizione numero 69 e non sarà un grandissimo evento. Possiamo farne a meno? Certo. Possiamo anche non vederlo e vantarcene. Lo fanno in molti. Ho conosciuto orde di radical-chic o di intellettuali snobissimi che si vantano di non aver visto il festival. Diritto sacrosanto. Come quello di vederlo e commentarlo. Sanremo è, per me, un rito annuale. Un po’ come il Natale, il ferragosto, il compleanno di qualche nipote, la finale di qualche partita di calcio, un concerto del cantante che ami, un film da premio oscar. Tutte cose apparentemente inutili ma semplicemente naturali. Sanremo lo puoi vedere o non vedere. Non ti cambia la vita in nessun caso. Però per chi crede all’evento questi sono i giorni dell’attesa. Ho verificato i cantanti in gara, ho letto i titoli, ho cercato e analizzato i testi. Ho fatto i miei calcoli e nutro una certa curiosità per qualche interprete sconosciuto e delle conferme per quelli che ritengo stimabili. Sono solo canzonette che rappresentano il paese. Vecchio modo di dire al quale non sono molto attaccato: il paese a volte è peggiore e a volte migliore. Sanremo è solo un festival di canzoni che non sono l’Italia ma, in qualche modo la rappresentano. Può piacere o non piacere ma proverò a raccontarvelo nei prossimi giorni con la leggerezza che deve essere usata per delle canzonette. Magari non è importante, però, a pensarci bene e a scorrere 69 anni di festival qualche canzone la conoscete anche voi che giurate di non aver mai visto il Festival di Sanremo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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