Che cos’era per noi ragazzi di ieri Carosello? Lo spartiacque tra i piccoli e i grandi, tra l’infanzia e l’adolescenza, il timer che ci avvisava il dover ritirarci nelle nostre stanze. “Dopo carosello a nanna” si sentenziava nelle case degli italiani. Il primo passaggio televisivo è del 3 febbraio 1957 e durò solo vent’anni, sino al primo gennaio 1977, quando quella musica dopo il telegiornale scomparve per lasciare spazio agli “spot”, vere e proprie pubblicità dei prodotti senza storie, senza piccoli teatrini che ci avevano, negli anni, fatto crescere. Avevo quasi diciotto anni e della sua scomparsa a quei tempi non me ne accorsi neppure. Però Carosello ha segnato una parte della mia esistenza. Son cresciuto con il pianeta Papalla, con Pappagone, con il signor Cynar, con Calimero pulcino Nero (Ava come lava) con la Cera Liù, i Brutos, Jo Condor (chi sono io, Babbo Natale?) con la brillantina Linetti e Topo Gigio. Il piccolo teatro era una sorta di tormentone con delle frasi che imparavamo a memoria nella bellezza di un mondo tutto in bianco e nero. Carosello era l’elogio della lentezza ma in quei pochi minuti si apprezzavano i vari “corti”, costruiti molto bene, come dei piccoli film. Furono i nostri idoli, alcuni simpatici, altri meno, ma facevano parte del nostro immaginario. Carosello è stato un modo di raccontare il mondo che velocemente cambiava con armi assolutamente artigianali, giocando tra il personaggio e l’articolo da pubblicizzare. Adesso ci sono altri tormentoni e altra fotografia. A quei muscoli scolpiti e silenti della pubblicità di Versace contrappongo il digestivo Antonetto, quello che si poteva prendere anche in tram. Ma, a quanto pare, non basta più: per digerire il logorio della vita moderna ci vuole un buon maalox. E forse, visti i tempi, neppure basta.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Ma in piazza d’Italia dove sorge il sole? (di Cosimo Filigheddu)
2 luglio 1980, assassinio in Sardegna (di Francesco Giorgioni)
Temo le balle più dei cannoni (di Cosimo Filigheddu)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Elisa o il duo Mamhood &Blanco? (di Giampaolo Cassitta)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Morto per un infarto Gianni Olandi, storico corrispondente da Alghero della Nuova Sardegna (di Gibi Puggioni)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.722 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design