Certe cose non durano come il Colosseo. Soprattutto in informatica i tempi sono davvero velocissimi. Passano appena sei mesi e il vostro cellulare, quello per il quale avevate sbavato davanti alla vetrina è appena diventato “vintage”, superato da un altro mega prodotto per il quale diremmo: “sarà quello definitivo”. Non è così. C’è stato un tempo in cui tutto pareva perfetto. Qualche piccola innovazione ma che lasciava le cose come stavano: pensate alla macchina per scrivere. Si è modificata nel corso degli anni pochissime volte e il carrello, a fine corsa, faceva sempre “driinn”. Poi, è arrivato l’home computer e il personal computer e il portatile e il tablet. Così è cominciata l’era del telefono portatile che, alla fine degli anni ottanta (miei figli non ci credono) serviva incredibilmente per telefonare. Era comodo, non aveva fili e ti permetteva (a costi molto alti) di raggiungere chiunque da qualunque posto o quasi. Avevamo mosso i primi passi verso il futuro. Che fu velocissimo. Il 3 dicembre 1992 l’ingegnere britannico Neil Papworth, utilizzando i tasti del cellulare scrisse, in inglese “Buon Natale”. Nascevano gli sms. Ve lo ricordate? Bisognava essere bravi a scrivere perché ad ogni tasto del telefonino corrispondevano tre lettere dell’alfabeto e a seconda della pressione si poteva utilizzare la prima, la seconda o la terza. Cominciò quell’era preistorica di donne e uomini intenti a cliccare i tasti cercando le parole giuste. Poi arrivò il T9 a suggerirci parole e distruggere l’italiano, creando imbarazzanti locuzioni e periodi a dir poco terrificanti. Oggi, dopo appena 25 anni, nessuno utilizza più gli sms. Son diventati “vintage”. Eppure, a pensarci bene avevano una loro dolcissima poesia e senza il correttore automatico ci costringevano a riflettere. Era roba del secolo breve e oggi siamo – forse – nel secolo greve dove tutto scorre con molta velocità ma anche con una certa soffocante, ruvida, asfissiante voglia di cambiare tutto a tutti i costi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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