Nella bella intervista rilasciata ieri da Mogol (Giulio Rapetti) a Repubblica – in occasione dell’imminente anniversario della morte di Lucio Battisti – ci sono dei bei ricordi e alcune precisazioni. Rapetti dice sostanzialmente due cose importanti: le parole erano assolutamente le sue e la musica di Lucio Battisti, mentre il loro sodalizio si conclude sostanzialmente per una questione di soldi. A quanto pare i diritti non erano (e non sono) divisi equamente. Lucio guadagnava di più e di questo Mogol si è lamentato. C’è poi un altro passaggio dell’intervista importante ma scontato. Carlo Moretti chiede a Mogol dell’accusa di fascismo relativa alla frase “boschi di braccia tese” contenuta nella bellissima “la collina dei ciliegi”. Giulio Rapetti risponde che era un’invocazione: “i palmi, levati verso l’alto, sono diventati saluti fascisti. Una follia”. Lo dico e scrivo da sempre e, aggiungo: se proprio si deve accusare qualcuno di aver inserito un riferimento fascista, quello deve essere senz’altro Mogol e non Lucio Battisti, additato, a torto, di essere fascista. Questa storia mi ha perseguitato fin dagli anni settanta. In alcune radio (tra cui quella dove lavoravo) non poteva passare Lucio Battisti (almeno inizialmente). Io, invece, avevo tutti i suoi dischi a casa, soprattutto “Anima latina” che ritengo un capolavoro assoluto di “progressive” mai superato da nessun gruppo o cantante che calca attualmente le scene continuando, come sottolinea molto bene Gino Castaldo, a saccheggiare Lucio Battisti. Ho amato e amo Lucio Battisti, mi sono innamorato anche con Lucio Battisti e ufficialmente possiamo anche dire che non era fascista: io lo sapevo ma altri l’hanno dovuto scoprire solo vivendo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design