Le teorie del complotto spesso le subiamo perché entrano prepotentemente in una semplice circostanza, e nelle ricostruzioni che la riguardano, riuscendo a sgangherare l’andamento razionale degli eventi. In genere chi è predisposto ad assecondarle lo farà nonostante tutte le spiegazioni e prove che gli verranno mostrate.
Ma se è vero che indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza e tre indizi fanno una prova, attorno alla morte di Papa Luciani c’è qualcosa di poco chiaro. E le interpretazioni che ci hanno fornito sono confuse e discordanti capaci di far scaturire, se non proprio l’ipotesi di un complotto, almeno dei sani dubbi.
« Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le 5,30, il segretario privato del Papa, non avendo trovato il Santo Padre nella cappella del suo appartamento privato, lo ha cercato nella sua camera e lo ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se fosse intento a leggere. Il medico, dott. Buzzonetti, accorso immediatamente, ne ha constatato il decesso, avvenuto presumibilmente verso le 11 di ieri sera, per infarto acuto del miocardio. » (Comunicato ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede).
La prima bugia riguarda il ritrovamento del cadavere perché, in verità, non era stato don Diego Lorenzi, il segretario privato del papa, a entrare per primo nella stanza e trovare il pontefice morto, bensì la sua governante suor Vincenza, alla quale fu imposto di tener la bocca chiusa per ordine del silenzio religioso. La seconda bugia ci viene detta da Radio Vaticana, quando rivela che il papa aveva fra le mani il libro L’imitazione di Cristo, successivamente il libro non era più quel libro ma fogli di appunti, poi si trasforma in un discorso da tenere ai gesuiti e, infine, qualche variante di corridoio sussurra che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo. Qualcuno suggerì che fosse necessario eseguire un’autopsia che peraltro non venne mai eseguita perché il Vaticano non vide la ragione di procedere per non piegarsi al sensazionalismo della stampa.
C’era anche un’altra stranezza che circolava in quel periodo: sulla scrivania di Luciani fu trovata una copia del settimanale «Il mondo» aperta su di un’inchiesta che il periodico stava conducendo sul tema delle esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana.
La fumata bianca del 26 agosto 1978, che decretò papa il patriarca Albino Luciani, scontentava dunque parecchi esponenti della gerarchia e degli ambienti vaticani. Primo fra tutti il monsignor Marcinkus, punta di diamante del panorama della finanza vaticana nonché attore principale nelle relazioni dell’Istituto per le Opere di Religione con le grandi banche straniere per l’accrescimento dei capitali gestiti dallo IOR. Non gli piaceva quel papa che aveva lasciato chiaramente trasparire fin da subito l’intenzione di riaccompagnare la chiesa cattolica verso i princìpi fondanti della carità cristiana, quell’uomo che intendeva scardinare l’ingerenza della Chiesa negli affari economici internazionali e che disapprovava ogni gestione speculativa dei suoi beni. Per non parlare del suo rifiuto circa l’appartenenza di ecclesiastici alla massoneria che portò immediatamente a galla il potenziale pericolo rappresentato da quel pontefice. Risale a qualche giorno dopo la sua elezione, infatti, la pubblicazione di un elenco, diffuso da un piccolo periodico “O.P. Osservatore Politico” di Mino Pecorelli morto un anno dopo in circostanze misteriose, dei 131 ecclesiastici iscritti alla P2 di Licio Gelli, buona parte dei quali erano del Vaticano.
E in un’Italia ancora immersa negli anni di piombo, quando sulla morte improvvisa di un papa in carica da soli 33 giorni, ci vengono offerte versioni ufficiali monche, zeppe di omissioni ed errori, incongruenze e lacune, versioni alternative che chiamano in causa massoneria, mafia e servizi segreti, i complottisti siamo noi che avremmo voluto sgombrare il campo dai dubbi?
La questione è stata comunque risolta in via definitiva da monsignor Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, il quale ha lapidariamente spiegato che grazie alle testimonianze di 167 persone e ai documenti medici raccolti, viene scagionato qualsiasi sospetto di morte indotta. E noi ovviamente dovremmo crederci. Sì, per fede.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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