Siamo stati abituati, fin da piccoli, ad ascoltare le fiabe, quelle con il principe azzurro che prima o poi salva, bacia e sposa la ragazza; quella diventerà la sua regina. Le abbiamo ascoltate e poi raccontate perchè è bello credere nelle favole e perchè siamo rimasti convinti che, in fondo, certe storie mica accadono. Nel film Pretty Woman, per esempio, il buon aviatore Richard Gere si recherà in fabbrica ad abbarracciare la sua Julia Roberts ma non è detto che poi, dopo tanti anni, quella storia sia ancora salda. Così, il 29 luglio 1981 si consumava la favola di una borghese e aristocratica, Diana Spencer, che prendeva in sposo il futuro re d’Inghilterra, l’unica monarchia che ancora conta davvero in un mondo laicizzato. Lady D. aveva uno sguardo piccolo, infinitesimale. Qualcuno disse subito “triste”. Divenne principessa ma non acquisì la felicità. Anche perchè, a quanto pare, le due cose, in realtà, non vanno sempre a braccetto. Fu un matrimonio tipicamente inglese. Senza troppi sorrisi e senza un futuro ben delineato. La cosa più strana che capitò a Lady Diana è quella di divenire, nel tempo, icona bellissima ma incapace di amare quel principe. Ma non le fu consentito di invecchiare. Morì in quella strana età dove muoiono le favole e dove cominciano le leggende. Quel matrimonio sontuoso e severo aveva gli stessi colori e impressioni di Londra: grigio e pesante. Almeno così ricordo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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