Sono le 23.58 del 29 giugno 2009. Un treno merci composto da quattordici vagoni, partito da Trecate, viaggia verso la stazione di Gricignano, in provincia di Caserta. Quando il convoglio raggiunge Viareggio, avviene l’apocalisse: una delle cisterne, riempita di gas propano liquido, viene squarciata, probabilmente da una traversina dei binari piegata verso l’alto. Il Gpl cola dalla carrozza e si sparge in una zona densamente abitata attorno alla ferrovia, poi una scintilla innesca l’esplosione. Tutti coloro che si trovano nei dintorni o che abitano nelle case vicine vengono investiti da una paurosa palla di fuoco, alcuni di loro muoiono carbonizzati nel loro stesso letto, altri dopo aver cercato una fuga impossibile. Alla fine, i morti saranno 33 e i feriti 17. Dei diciotto indagati, tra vertici delle Ferrovie e responsabili della carrozza squarciata, alcuni sono stati condannati nel 2017. Ad avere pagato davvero però è un ferroviere, Riccardo Antonini, di 64 anni. Licenziato per aver deciso di fare da perito ai familiari delle vittime, mettendo a disposizione la sua esperienza professionale.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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