– Perché isolare la questione della donna da tanti altri problemi sociali, che hanno tutti origine dall’ingiustizia, che hanno tutti per base il privilegio d’un sesso o di una classe? –
Era il 27 aprile del 1890 quando a Milano, durante una conferenza intitolata Il Monopolio dell’uomo, Anna Kuliscioff pone quella lapidaria, essenziale, importantissima e scomoda domanda.
Non stiamo parlando dell’ultima riunione della Commissione Pari Opportunità, ma del milleottocentonovana, oltre un secolo fa, quando le donne erano ancora escluse dal diritto di voto. Stiamo parlando di una società che contemplava per la donna un ruolo esclusivamente marginale, dove la sua obbedienza e subordinazione all’uomo era scontata, dove la donna non era in grado di ricoprire una veste sociale autonoma senza passare per l’intercessione maschile.
E in quell’interrogativo, che suona come un affronto, si condensa l’intera vita politica, intellettuale e professionale di Anna Kuliscioff.
Inizialmente studia Filosofia a Zurigo, ma poi si laurea in Medicina e si specializza in Ginecologia. Scopre l’origine batterica delle febbri puerperali, spianando la strada alla scoperta scientifica nelle cause delle morti post partum. Comincia immediatamente la sua attività di medico, di “dottora dei poveri” come veniva chiamata, peregrinando nelle case misere e malsane di Milano per offrire gratuitamente la sua professionalità che, in fin dei conti, andava a sposarsi anche con la sua fede politica socialista. Insieme a Filippo Turati, al quale era legata anche sentimentalmente, porta avanti le sue idee di rinnovamento istituzionale, le lotte contro l’aumento delle spese militari, quelle in favore di un’istruzione popolare, di tutela del lavoro minorile e modifiche fiscali per garantire una più diffusa equità.
Ma le maggiori energie le spende per analizzare le origini e cercare di debellare le conseguenze dell’esclusione della donna dal panorama politico, elaborandola come una controversia sociale, che come tale andava combattuta modificando l’approccio alla politica istituzionale.
Una signora bella e avvenente che è stata definita “il miglior cervello politico del socialismo italiano” in un periodo in cui essere attraenti, autonome e intelligenti sembravano doti non contemplabili in un’unica donna. E se oggi fosse ancora viva lei, che oltre un secolo fa ha combattuto per il welfare e per le pari opportunità, si renderebbe conto che di strada da percorrere ce n’è ancora tanta.
[foto Archivio L’Unità]
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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