Narra la leggenda che prima di pentirsi Totuccio Contorno chiede di parlare con Buscetta nel suo rifugio segreto, e al suo cospetto si inginocchia ottenendone la benedizione (don Masino gli poggiò la mano sulla spalla e gli disse: «Cosa Nostra ormai è finita. Totuccio, puoi parlare»). Sono storie di mafia che si attorcigliano dentro la nostra storia e le nostre vite con dei nomi che sono diventati purtroppo familiari: Stefano Bontate, Totò Riina, Pino Greco, Pippo Calò da una parte e Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Ninni Cassarà dall’altra. Tutti figli di un sud bello e terribile, tutti figli di una terra riarsa, bellissima e maledetta. Totuccio Contorno era un uomo d’onore affiliato alla mafia da Stefano Bontate ed era soprannominato Coriolano della Foresta, come il protagonista del libro I beati Paoli che non avevo mai letto. Fu un detenuto di Palermo, appartenente alla famiglia di Bontate che me ne consigliò la lettura. Si chiamava anche lui Salvatore e mi disse che nel libro vi era nascosta l’essenza della mafia. Quel libro (due volumi con un’introduzione di Umberto Eco) è in realtà la storia di una setta segreta in una Palermo degli inizi del 1700 ma, pur creando una realtà storica, rimane solo un grandissimo “feulletton”. Come Totuccio Contorno, secondo pentito importante dopo Buscetta. Contorno cominciò a parlare con Ninni Cassarà e consentì l’arresto di 127 persone. La vendetta nei suoi confronti da parte dei corleonesi fu atroce: gli uccisero una trentina di persone tra amici e parenti. Ma Totuccio ripeterà tutto quanto aveva in precedenza dichiarato al Commissario Cassarà anche in processo dove egli stesso viene condannato a sei anni di carcere. Poi, il 26 maggio 1989 avviene un fatto davvero strano: quando dovrebbe trovarsi sotto protezione in America, viene invece arrestato in una villa bunker del cugino Gaetano Grado, a San Nicola l’Arena, in Sicilia, dove vengono trovate armi e munizioni. E’ un mistero: perché Contorno si trovava in Sicilia all’insaputa delle istituzioni? Ed ecco che nascono le lettere anonime del Corvo di Palermo, che si prendeva la briga di spedire decine e decine di lettere in tutta la città per accusare poliziotti e magistrati, il giudice Falcone per primo, di avere richiamato Contorno per cercare i latitanti dandogli licenza di uccidere. Si disse che il corvo fosse un giudice di Palermo, poi assolto, Alberto Di Pisa. Non si è mai saputa la verità. Dopo l’arresto Contorno viene inserito nel programma di protezione italiano e si rimette a collaborare con la giustizia. La storia di questo stranissimo pentito è costellata di altri fatti piuttosto strani. A fine gennaio 97 viene arrestato con l’accusa di vendere droga alle prostitute del Villaggio Olimpico di Roma. Ammetterà il reato giustificandosi candidamente: «non avevo i soldi per vivere». Condannato a sei anni non ha mai scontato la pena. Ci sono delle frasi dette da Totuccio Contorno nei confronti di Giovanni Falcone che sono davvero terribili: (…) Fiducia in Falcone non ne ho avuta mai, voglio precisarlo, ma a quel punto non avevo scelta o mi fidavo o mi ammazzavano in carcere. Falcone era un impiegato dello Stato, era nessuno. Non è che poteva dirmi: “Ti mando a casa”. A lui tante cose non le ho dette (…) ma gli ho detto sempre cose vere (…) Ci sarebbero tante cose da dire, se le cose si riprenderanno (…) io non vedo lo Stato deciso, vedo che i provvedimenti sono lenti e poco sicuri» (Totuccio Contorno intervistato nel 94 da Francesco La Licata). Una brutta storia quella di Totuccio Contorno, detto Coriolano della foresta. E, a pensarci bene, più che un feulletton è stata una pessima pagina di questo paese. E’ servita, in qualche modo, ad assestare un brutto colpo alla mafia pagato però con un tributo di uomini di Stato molto alto. Troppo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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