Certo, vedere svolazzare un elicottero sul cupolone di San Pietro e sapere che servirà a trasbordare il Papa che rinuncia all’incarico, può sembrare un film tratto da un libro di Dan Brown. Eppure il 28 febbraio del 2013 quell’elicottero si alzò in volo e quel papa, Benedetto XVI, salutò la sua vecchia dimora per trasferirsi a Castel Gandolfo, dove risiedette prima di traslocare definitivamente in un monastero di clausura. Papa Ratzinger aveva annunciato in latino le dimissioni il giorno 11 febbraio 2013, data storica e importante per la Chiesa e il paese che la ospita: è, infatti, il giorno in cui furono firmati i patti lateranensi, quelli che sancivano in qualche maniera il vecchio adagio “libera chiesa in libero Stato”. Però, quell’elicottero che volteggia e saluta San Pietro rimane e permane come ricordo indelebile. Sono passati cinque anni, abbiamo avuto un papa completamente diverso che ci ha abituato a rivedere molte volte i passaggi cerimoniali, ci ha costretto a riflettere, a scrutare più a fondo nelle miserie umane e ci ha fatto capire che non sono gli ultimi quelli che hanno in tasca la miseria: tutt’altro. Ci ha costretti ad osservare più in alto e scoprire che abbiamo qualche problema anche con la natura, quella amata da San Francesco, quella vilipesa e odiata da un branco di uomini che non hanno nessun rispetto per il frate sole e sora madre terra. Qualcuno obietterà che il papa dovrebbe fare il papa ed occuparsi delle cose dell’anima perché a quelle umane ci devono pensare gli altri. Sinceramente nutro molte paure quando certi ingranaggi sono in mano ad alcuni potenti della terra. Mi fido più del papa e di un vecchio capo indiano d’America che diceva ai suoi cuccioli di uomo: “Noi siamo parte della terra e la terra è parte di noi”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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