Nell’Aprile del 1978 l’Afghanistan sperimentava il secondo colpo di stato della sua storia; il governo repubblicano del presidente Daoud – giunto al potere nel 1973 con modalità analoghe ponendo fine al regime monarchico- veniva spodestato: era la Rivoluzione d’Aprile, con la quale il paese entrava nell’orbita dei paesi amici dell’Unione Sovietica, sotto il nome di Repubblica Democratica dell’Afghanistan.
Il leader del Partito Democratico Popolare, Mohammad Karaki, varava una serie di riforme che cercarono di plasmare un paese dalle caratteristiche opposte rispetto a quello che dal 2001 in poi il pubblico occidentale avrebbe conosciuto: obbligo per gli uomini di radere le lunghe barbe, divieto di indossare il burqa per le donne, insieme al riconoscimento dei diritti all’istruzione e di voto; in linea con le politiche economiche dei paesi mediorientali che guardavano all’Urss come paese amico, veniva introdotta una riforma agraria; l’Islam era guardato con ostilità, benché punto di riferimento per la popolazione rurale.
Il tormentato puzzle che compone la storia dell’Afghanistan si arricchiva di un tassello sanguinoso nel settembre 1979 quando Taraki veniva assassinato per ordine del suo vice.
Il 28 Dicembre l’Armata Rossa, intenzionata a deporre il nuovo governo sospettato di legami con gli Usa, faceva il suo ingresso a Kabul.
Ad imbracciare le armi per respingere i sovietici sarebbero stati i ribelli che tutti avrebbero imparato a conoscere col nome di mujaheddin. Ad aiutare i mujaheddin sarebbero intervenuti segretamente gli Stati Uniti: la difesa di Kabul dai nemici sovietici valeva bene il sostegno agli islamisti, sia per il democratico Jimmy Carter che per il conservatore Ronald Reagan.
In questo stesso teatro gli Stati Uniti del post 11 Settembre avrebbero invece inaugurato la lotta globale al terrorismo islamico contro i Talebani.
Forti del sostegno americano, i combattenti afghani, cui si sarebbero uniti volontari armati dai paesi arabi, sarebbero clamorosamente riusciti a imporre il ritiro dell’Armata Rossa, il 15 febbraio del 1989.
La decennale guerra afghana si concludeva col tramonto dell’influenza sovietica nel paese, ma anche con l’impossibilità di creare un governo islamista a Kabul: i militanti si sarebbero dispersi e distribuiti in diverse fazioni.
Tra queste, una venne battezzata col nome de “La Base”. Il suo capo era uno dei combattenti che più si era distinto nella guerra per l’Islam e di cui l’Occidente avrebbe sentito parlare negli anni a venire. Nell’Afghanistan della fine della guerra fredda, Osama Bin Laden fondava Al Qaeda.
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