28 dicembre 1895: nasce il cinema.
Gli occhi di Marlon Brando che incarnano l’orrore in “Apocalypse Now”, quelli interrogativi di “L’ultimo tango a Parigi”, gli spaghetti di Alberto Sordi, la voce roca di Monica Vitti, la faccia da psicopatico di Robert De Niro in “Taxi driver”, il barattolone gigante di Nutella di Nanni Moretti, la strafottenza incarnata dal magnifico Gian Maria Volontè in “Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e milioni di altre scene non ci sarebbero mai state se i due fratelli Lumière (Auguste e Louis) non avessero proiettato in quella lontana sera di dicembre il loro primo spettacolo di immagini in movimento. Con il cinema siamo nati, siamo cresciuti e continuiamo a sopravvivere. Fa parte delle nostra vita, è il corollario di molti nostri comportamenti. La nostra esistenza è, in qualche modo cinema. Sceglietevi il vostro film o attore o attrice preferita, chiudete gli occhi e camminate su quelle scene, entrate dentro il vostro film. Sono convinto che indossate l’impermeabile di Humphrey Bogart in Casablanca, avrete il cappello di Clint Eastwood in “Per qualche dollaro in più”, palpitate per il provino di vostra figlia come Anna Magnani in “Bellissima”. Siete Troisi, Mastroianni, Johnny Deep, Jack Nicholson, Dario Argento; siete i registi di Fuga di mezzanotte, Serpico, Profumo di donna, La grande guerra, Titanic, Via col vento, la grande bellezza. Ecco: il cinema è quella cosa che quando non riesci proprio a far ingranare la giornata chiudi gli occhi e cominci a recitare nel set della vita. In fondo tutto è cinema, tutto è vita. Tutto è Fellini, Bunuel, Sergio Leone. Siamo noi quel bacio non dato, inseguito e rubato; quel salvataggio all’ultimo minuto, quella risata strascicata. Siamo noi, attori per gusto e per il gusto di camminare sul palcoscenico della vita.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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