Francesco Cossiga è stato uomo di potere. Ha cavalcato prepotentemente la seconda metà del novecento ricoprendo innumerevoli e prestigiosi incarichi. Un democristiano anomalo, sfuggente, irriverente a volte, ma molto “dentro” il potere. L’unica differenza tra i suoi vari colleghi è che Cossiga ha rassegnato per ben due volte le dimissioni. Occorre dargliene atto. La prima fu quella più dolorosa. Dopo la morte di Aldo Moro, avvenuta il 9 maggio del 1978 lui, allora ministro dell’interno, si fece da parte. Non accettò quel risultato terribile, non accettò la morte di un suo mentore, non accettò quella sconfitta cocente. Furono i 55 giorni che cambiarono questo paese ma furono, indubbiamente, i 55 giorni che modificarono la struttura del Cossiga politico e uomo. Si fece da parte, come un buon democristiano che si rispetti. Attese tempi migliori che puntualmente si presentarono. Prima Presidente del Consiglio, poi Presidente del Senato e, infine, Presidente della Repubblica. Carica dalla quale si dimise il 28 aprile 1992, due mesi prima della scadenza naturale del mandato. Fu un settennato complicato quello di Cossiga, fatto di scontri tutti molto ideologici e politici. L’uomo era umorale e complottista. Ricordo la sua strana affermazione relativa alla bomba sulla strage di Bologna: secondo lui quella bomba doveva arrivare in Albania per destabilizzare il governo retto nel 1980 dai comunisti. L’uomo era sospettoso ma conosceva benissimo molti segreti di uno Stato che aveva contribuito a costruire e non sempre cristallinamente. Anche di questo occorre dargliene atto. Per il resto la storia lo giudicherà.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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