Tutti pazzi per Tiscali.
Così il Corriere della Sera riassumeva l’eclatante debutto in Borsa della società creata da Renato Soru appena un anno prima. Uno stupore che non era limitato alle pagine del quotidiano milanese: Repubblica così commentava il boom per cui quelle azioni collocate a 46 euro arrivarono a toccare gli 87, portando alla chiusura per eccesso di rialzo:
Scene da semidelirio collettivo con giovani e anziani a fissare il video-Borsa fuori dagli istituti di credito.
Allo stupore italiano si aggiungeva quello britannico del Financial Times, che dedicava un fondo al debutto apostrofando il popolo italiano come “non particolarmente attratto dal mercato legato a internet, ma interessato alle performances azionarie dei titoli tecnologici”. Mirabilie azionarie a parte, le cronache mettevano in risalto anche altri aspetti; non poca l’ attenzione attorno alla figura del fondatore e a quel nome, evocatore di un luogo antico e semi inaccessibile,“Tiscali”, utilizzato per battezzare un’azienda fondata sulla tecnologia capace di rivoluzionare il mondo e definire una nuova era; Manlio Brigaglia, nel suo Cronologia delle Sardegna contemporanea dà conto della giornata del 27 ottobre ’99 scrivendo:
Si cominciano a leggere le mirabolanti imprese di un inedito manager isolano: Renato Soru (…) fonda una società direttamente collegata all’industria del Duemila, quella delle comunicazioni telematiche. Per questa “cosa” così trova un nome antichissimo: Tiscali, come una quasi irraggiungibile caverna nuragica fra Oliena e Dorgali. (…).
Un paragone che colleghi Sanluri alla Silicon Valley è certamente azzardato, ma lo faccio lo stesso: il debutto in Borsa della creatura di Zuckerberg veniva descritto, nel 2012 come “deludente”: il picco di 45 dollari per azione si sgonfiò a 38 in una manciata di ore.
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