È il simbolo dell’Italia degli Anni 60, indicativo di quella fase storica che fece da apripista agli Anni di Piombo. Un omicidio mascherato da incidente, generato da complotti, avvolto da mandanti ignoti, tessuto da manovre occulte e da strani intrecci tra mafia e Stato.
Sono quasi le 19.00 quando la torre di controllo dell’aeroporto di Linate perde i contatti con un piccolo bireattore di proprietà dell’ENI, l’ente petrolifero di Stato. Solo 3 le persone a bordo: il pilota, il presidente dell’ENI Enrico Mattei e un giornalista americano.
Enrico Mattei è stato un personaggio poliedrico: un politico, un imprenditore, un dirigente pubblico, un innovatore ma, soprattutto, un uomo scomodo. Nel 1953 venne eletto presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi, per la cui creazione si era molto battuto e amministrava tutta la politica energetica dell’Italia. Ebbe la grande e intelligente perspicacia di intravvedere uno scenario diverso, dove i paesi arabi avrebbero spodestato dal monopolio mondiale quelle compagnie che godevano dell’egemonia politica ed economica nei paesi del Terzo mondo e del pieno sostegno del governo americano chiamate “Sette sorelle”, e gli arabi avrebbero finalmente potuto gestire autonomamente le riserve di petrolio. Intuizione utile non solo a beneficio del nostro ente petrolifero, ma grazie alla quale si sarebbero stabiliti anche nuovi rapporti tra i paesi industrializzati e i fornitori di materie prime.
Uno scenario chiaramente intollerabile per le grandi compagnie petrolifere che si spartivano le ricchezze del mondo. Una settimana dopo il disastro aereo, Enrico Mattei avrebbe dovuto firmare in Algeria un accordo relativo alla produzione petrolifera, intesa che avrebbe pesantemente danneggiato le “Sette Sorelle”.
I resti del velivolo vennero rinvenuti in un campo in località Bascapè, una piccola frazione della provincia di Pavia, unico testimone della tragedia Mario Ronchi, un contadino del luogo e proprietario del terreno dove precipitò il bimotore. Intervistato dai giornalisti affermò di aver visto l’aereo esplodere in volo, poi ritrattò più volte le dichiarazioni e quella che inizialmente gli era sembrata un’esplosione in volo poteva essere un tragico incidente.
Chi aveva sistemato l’esplosivo nell’aereo? Chi erano i responsabili?
Si ipotizzano numerose attribuzioni sia a carico di uomini inseriti nell’Eni e sia negli organi di sicurezza dello Stato. Ma l’inchiesta è ostacolata da occultamento di prove, sviamenti, alterazioni e manovre tattiche che impediscono di giungere alla verità.
Trent’anni dopo, l’inchiesta fu riaperta per alcune dichiarazioni rilevanti fornite dal pentito di mafia Gaetano Iannì, secondo il quale la strage era il frutto di un accordo tra americani e Cosa Nostra. Tesi avvalorata, peraltro, da Tommaso Buscetta secondo cui la mafia americana aveva commissionato a Cosa Nostra l’eliminazione di Mattei. Nonostante le prove contenute nelle oltre 200 pagine del fascicolo, le indagini furono archiviate e riaperte a più riprese fino a quando la commissione d’inchiesta istituita dall’allora ministro della Difesa Giulio Andreotti insabbiò il fatto dichiarando l’impossibilità di “accertare la causa” del disastro.
Una vicenda complicata e orribile, straordinariamente condensata in un’affermazione di Giorgio Bocca:
Enrico Mattei, il creatore fuorilegge della nostra industria dell’energia, piaceva poco ai nostri conservatori del “salotto buono”, ma solo perché faceva per conto dello Stato ciò che essi facevano per gli interessi loro. Tutti dominati dall’illibero arbitrio, dalla corsa dei topi.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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