E’ quasi tenera la commozione di Emilio Fede quando, nel Tg post elezioni, afferma: – Silvio Berlusconi ha vinto la sua battaglia. Consentitemi di dire che l’ha vinta con grande coraggio, che l’ha vinta quasi contro tutto e quasi contro tutti. Perché? Perché l’ha vinta contro la gran parte della stampa, la gran parte dell’informazione radio-televisiva e l’ha vinta anche contro molti che, in amicizia, gli consigliavano di non fare questo passo. –
Riascoltare quella parole, a posteriori, le rende ancora più buffe. Quel consentitemi, derivato dal celeberrimo mi consenta, prontamente scippato a Berlusconi, insieme al passato remoto piuttosto inusuale per un lombardo, entrerà nel perimetro linguistico degli elettori del cavaliere. Insieme ad altre boiate lessicali quali scendere in campo, squadra di governo, gli azzurri per indicare gli uomini di Forza Italia e i loro sostenitori, tutto un gergo riciclato dal mondo del calcio che, si sa, sarebbe arrivato dritto dritto alla pancia degli italiani. Nulla viene lasciato al caso.
Avrebbe vinto le elezioni contro la gran parte della stampa e dell’informazione radio-televisiva? Immemore, forse, del fatto che quell’uomo aveva, ed ha, il controllo della quasi totalità del settore dei media nazionali. Media che, con la sottile arte della persuasione, hanno contributo a piazzare il loro prodotto ben prima delle elezioni e, con la stessa maestria, a calibrare l’informazione dopo: celando ciò che doveva essere nascosto, tacendo malefatte e problemi, sotterrando l’imbarazzo ed enfatizzando invece quel che si doveva sapere. Le sue TV si preoccuperanno di ricordare incessantemente le iniziative che si dimostrano successi e, con ancor più tenacia, avranno cura di far dimenticare i fallimenti. La libertà di espressione e il pluralismo informativo in Italia verranno brutalmente annullati da uno che detiene un massiccio raduno del potere mediatico nelle proprie mani. Confitto d’interessi? E chi non ne ha? Risponderà, tronfio e superficiale, in una delle tante interviste offerte dalle sue emittenti televisive. Minimizzando balordamente una condizione tutt’altro che irrilevante.
Quell’uomo, prospettato come un imprenditore offerto in prestito alla politica, ma estraneo al sistema dei partiti, (con intense frequentazioni democristiane e craxiane che l’elettorato ha conosciuto in seguito) è stato un abilissimo venditore nel rifilare se stesso. Lontano dalla politica, certo, per l’assenza di un partito consolidato, ma con alle spalle un impero mediatico-imprenditoriale. Lui è stato la mercanzia della seduzione commerciale, ereditata dalle precedenti professioni, che ha applicato fruttuosamente alla politica.
Possiamo tralasciare tutto ciò che da quelle elezioni del ’94 è derivato: i guai giudiziari, l’evasione fiscale, la corruzione, gli scandali sessuali, la crisi volutamente sottovalutata che ha messo in ginocchio il paese, i Bunga Bunga a palazzo Grazioli (residenza di stato), le minorenni che allietavano le serate e tutta la giostra di arlecchinate che hanno reso l’Italia uno zimbello agli occhi del mondo.
Ma erano anni in cui, per liberarsi di una sinistra che non offriva alcuna garanzia, l’elettorato avrebbe votato anche Lucifero. Beh… c’è andato vicino!
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La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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