C’è stato chi ha detto “Né con lo Stato, né con le Brigate rosse”.
Io mi chiedo se l’ideatore di questa formula pilatesca avrebbe avuto il coraggio di ribadire tale equidistanza, guardando la registrazione della condanna a morte inflitta a Roberto Peci, un povero operaio di 25 anni con la sola colpa di essere fratello di un brigatista.
Roberto Peci venne ucciso a colpi di mitra il 3 agosto del 1981, ma la sua sorte si decise il 27 luglio. Dal covo in cui era imprigionato, alla periferia di Roma, venne spedita alla Rai una cassetta con la registrazione dell’interrogatorio dell’ostaggio condotto da Giovanni Senzani, il criminologo, docente e brigatista responsabile di quell’assassinio.
I brigatisti chiedevano alla Rai di trasmettere il filmato.
A Roberto Peci veniva imputato di essere il delatore della giustizia che aveva permesso l’arresto del fratello Patrizio, accusa del tutto falsa.
Quello stesso 27 luglio, nonostante le suppliche della famiglia Peci, il presidente della Rai Sergio Zavoli non poté che ribadire la linea della fermezza, la stessa adottata da Eugenio Scalfari su Repubblica in una situazione analoga.
Come detto, Roberto Peci venne ucciso il 3 agosto. A leggere oggi quegli slogan deliranti scritti sui cartelli davanti ai quali i brigatisti lo fotografavano, si ha davvero la conferma che quella sia stata – per tornare a Zavoli – la più buia Notte della Repubblica.
Patrizio Peci si pentì, da detenuto, fino a diventare il peggiore nemico delle Brigate Rosse, collaborando in ogni modo possibile nelle attività investigative della magistratura.
A Roberto è stata intestata una via a San Benedetto del Tronto, la città dove viveva.
La stessa via nella quale venne rapito il 10 giugno del 1981, l’ultima strada da uomo libero prima di quella assurda prigionia.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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