Alle 21 del 27 giugno 1980, sui cieli tra Ponza e Ustica, un Dc9 della compagnia aerea Itavia in servizio tra Bologna e Palermo scompare improvvisamente dai radar. I suoi rottami verranno avvistati all’alba del giorno dopo sulla superficie del Mar Tirreno, assieme a resti di cadaveri delle 81 persone a bordo. Nessuna, tra queste sopravvisse alla sciagura. È tutto quel che si conosce su uno dei più grandi misteri della nostra Repubblica, la cosiddetta Strage di Ustica. Un mistero destinato a restare tale, per il sostanziale nulla di fatto dei processi fin qui celebrati. L’ipotesi iniziale di un cedimento strutturale del Dc9, in un primo momento sposata dal Governo italiano, venne poi superata dalla pista di una bomba a bordo e, soprattutto, dalla teoria di un abbattimento ad opera di un missile scagliato da un aereo militare. Che sui cieli del Tirreno potesse essere in corso una battaglia lo lasciano intendere diversi indizi emersi in seguito, ad iniziare dalla carcassa del Mig libico rinvenuta in Calabria, ma anche i vistosi tentativi di insabbiamento e depistaggio, nonché le strane morti di addetti ai lavori a conoscenza dei fatti. Nel 2007, alla teoria del missile aderì anche Francesco Cossiga: la notte del 27 giugno 1980, un aereo libico sarebbe stato in volo sul Mediterraneo con a bordo il dittatore Gheddafi, diretto in Unione Sovietica. Forse il vero bersaglio di quel missile era il Colonnello. Sta di fatto che, 35 anni dopo, quel muro di gomma non è stato scalfito.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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