In questa Macchina del Tempo che ci permette di saltellare qua e là, cronologicamente indietro a grandi falcate, per me gennaio è indissolubilmente legato alla morte di Fabrizio De Andrè. Così come agosto resta avvinghiato al suo rapimento.
E chissà quante volte Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi sono stati tormentati da quei ricordi riemergenti. Quelli di quattro mesi “all’Hotel Supramonte”.
Un’estate finita bruscamente per loro la sera del 27 agosto. Non hanno fatto in tempo a vedere i suoi colori accesi smorzarsi garbatamente e scivolare gentili nell’autunno.
Passerà anche questa stazione senza far male. Passerà questa pioggia sottile come passa il dolore.
Trascorrono lente le giornate all’Hotel Supramonte, c’è un cappuccio in testa che isola dal resto del mondo. Solo il rumore dei campanacci di qualche gregge al pascolo, degli spari in lontananza che inseguono un cinghiale spaventato, quello della pioggia o di quel vento assassino e pochi altri suoni arrivano, amplificati dal silenzio, a ricordare loro l’appartenenza a un creato da cui sono stati violentemente sottratti.
Ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme. Ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano.
A un tratto, dopo qualche giorno, quel carceriere si avvicina e sfiora la testa per togliere il cappuccio. Ci sono mille ragioni perché un contatto con le sue mani faccia accelerare il battito del cuore, anche se restituirà la vista a occhi che hanno perso l’abilità di distinguere qualcosa. Un sollievo, certo, ma non dissipa la paura. Qualche parola scambiata coi sorveglianti, incolpevoli per Fabrizio in quanto strumenti dei mandanti, e sia benedetta la pozza di parole dove a tratti riescono ad abbeverarsi.
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole. Perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole.
E altre interminabili giornate dentro quell’anfratto di mondo, accucciati uno accanto all’altro. Come tante volte si erano accovacciati vicini sul letto, stanchi dopo l’amore; Fabrizio con una delle sue MS Light fra le labbra e un portacenere sul petto, mentre là fuori intorno all’Agnata ululava il maestrale. Ma quale letto, quale maestrale, quale anno? È tutto così lontano… Ora si stanno insegnando a vicenda ad aspettare, aspettare, aspettare. Aspettare che cambi il vento.
Intanto altrove, nel mondo reale, ricerche e trattative s’incrociano. Poliziotti ed emissari lavorano con la massima delicatezza, ma di gran lena. Prima che il sangue si coaguli sulle ferite.
Mentre quei due reclusi, grazie a un’intelligenza e una sensibilità fuori dal comune, scoprono nella prigionia il valore dei piccoli gesti quotidiani: una partita a carte, la possibilità di lavarsi, le parole scambiate con un carceriere che racconta barzellette e si dice dispiaciuto per tutta la vicenda.
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile. Grazie a te ho una barca da scrivere e un treno da perdere.
Arriva l’inverno coi suoi colori aspri e affilati e forse in quel Natale che si avvicina, recintato di angoscia e preoccupazione, spira un alito di fiducia. Forse a casa di Giuseppe De Andrè, padre di Fabrizio, c’è un albero addobbato che attende di riunire una famiglia: le aspettative si accalcano intorno a un riscatto pagato.
Dori viene rilasciata il 21 dicembre, alle 23.00. Fabrizio il 22 dicembre alle 2.00 del mattino. Nel 1991 proprio lui, il rapito, sarà fra i firmatari della domanda di grazia rivolta al Presidente della Repubblica nei confronti di uno dei suoi sequestratori
Solo un grande amore per la Sardegna e per i suoi abitanti lo spingerà a perdonare chi l’ha costretto a condividere il resto della sua esistenza con un mostro imprigionato nella cantina dei ricordi.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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