Il 26 marzo del 1968 Graziano Mesina resta impigliato in un posto di blocco della polizia stradale, all’ingresso di Orgosolo. Torna così in manette dopo poco meno di due anni di latitanza. Due anni di latitanza nei quali ne aveva combinate di tutti i colori. Prima con la rocambolesca fuga dal San Sebastiano di Sassari, l’11 maggio del 1966, assieme al legionario spagnolo Miguel Atienza, poi con le azioni criminali culminate con due sequestri sicuri e il drammatico conflitto a fuoco a Osposidda, quando lui e il suo compagno di scorribande vennero intercettati dai Baschi blu: Mesina riuscirà a fuggire, Atienza morirà nella sparatoria dopo avere ucciso due agenti.
Dai filmati in bianco e nero della Rai si indovina facilmente la portata della notizia. L’inviato usa l’enfasi e il frasario solenne delle grandi occasioni, mentre la telecamera inquadra la folla radunata fuori dalla questura di Nuoro. Per molta di quella gente, Mesina era un idolo: uccidere e sequestrare significava mettersi le leggi dello Stato e guadagnare una sorta di riconoscimento politico. Idiozie che hanno resistito per decenni, prima che l’evidenza dei fatti si imponesse su certe letture romantiche del banditismo. Quel 26 marzo 1968 Grazianeddu, in giacca di velluto nero, se ne sta seduto davanti a giornalisti e funzionari di polizia. Ha appena letto un appello ai banditi della banda che tengono in ostaggio i sequestrati Petretto e Campus, invitandoli a rilasciare i rapiti, ma i suoi occhi scuri sono quelli di una bestia appena catturata e già alla ricerca di uno spiraglio per riconquistare la libertà. Mesina, però, in carcere ci resterà per altri otto anni, fino alla nuova evasione dall’istituto di massima sicurezza di Lecce, datata 20 agosto 1976. Un’altra tappa di un duello con l’autorità costituita lungo una vita intera.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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