Chissà perché ma mi piacerebbe davvero tanto che il “National Sorry day” – ovvero la giornata nazionale del dispiacere – venga istituita anche in Italia. L’idea nasce in Australia nel 1998 per rendere noti i torti commessi ai danni delle famiglie indigene ed è anche una giornata della memoria per ricordare i maltrattamenti subiti dal popolo aborigeno nel corso degli anni. La giornata si svolge il 26 maggio e, seppure non sia un giorno festivo ufficiale, è un momento molto sentito da associazioni e partiti di ogni colore. Chissà perchè in Italia, un giorno del genere potrebbe funzionare in maniera totalmente diversa, anche perché i torti subiti sarebbero tanti e ben distribuiti tra la popolazione del paese. Dunque propongo il Nazional Sorry day o giornata del dispiacere per tutte le stragi ancora senza assassini e senza verità, per le meschinità di chi presta i soldi a “strozzo”, di chi paga 10 centesimi la cassetta dei pomodori ai lavoratori extracomunitari, a chi è stato vilipeso e ha subito abusi da persone che dovevano insegnare la morale e l’etica. Un National Sorry day per tutti quelli che hanno perduto il lavoro a causa delle scelte nefaste della globalizzazione, di chi ha distrutto il paese con il cemento sulle coste, di chi non sa stringere una mano e non sa regalare un sorriso. Forse, in Italia, a pensarci bene non basterebbe un solo giorno per dire “mi dispiace”. Ma non sarebbe male se, almeno, sulla scia dell’esempio australiano, cominciassimo a pensarci.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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