L’aspetto avvenente, un temperamento ambizioso e risoluto unito a una straordinaria capacità comunicativa si sono perfettamente miscelati in lei, dando origine a una donna che segnerà in maniera indelebile la storia dell’Argentina. La bellissima e vistosa Evita si trasformerà in breve tempo nell’icona pop e nella Madonna dei Escamisados.
Quinta figlia illegittima di un piccolo proprietario terriero, subisce l’abbandono del padre; cosa che segnerà profondamente la sua vita, spingendola a cercare da adulta la protezione di uomini più anziani di lei. Ma non sono importanti i suoi traumi infantili, quanto la sua capacità di superarli volgendoli a proprio vantaggio.
Sposa il generale Juan Domingo Perón e si adopera attivamente collaborando allo sviluppo del programma di governo del Presidente, con un occhio di riguardo per i temi sociali. Pronta a schierarsi con le classi meno abbienti, instancabile guerriera per la difesa dei diritti delle donne, crea la Fondazione che ancora adesso porta il suo nome, nata per diffondere istruzione e salute. Il ramo femminile del Partido Justicialista grazie a lei è riuscito a decretare il suo più grande successo assicurando il suffragio universale. E, nel 1951, a quei lavoratori che avevano appoggiato Perón, si aggiungeranno le donne.
Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna e lei ha contribuito davvero energicamente al successo del marito.
La sua vita non si discosta da quella dell’eroina di un romanzo d’appendice. Donna di umili origini che sposa un Presidente, abbatte quel muro invalicabile costruito coi pregiudizi dell’alta borghesia argentina, la scalata sociale e politica e infine la morte, giunta a stroncare quella vita ancora intrisa di giovinezza.
Ma l’aspetto più incredibile della sua personalità è racchiuso nella capacità di ritagliarsi un ruolo da vera first lady, quando le donne potevano essere al massimo compagne discrete di uomini politici, stando un passo dietro di loro. Meglio se due.
Immediato e quasi come una bestemmia giunge fulmineo il paragone con l’attuale first lady nostrana Agnese Renzi, della quale non ci è mai pervenuta notizia di un’iniziativa, una pensata, un progetto o una proposta. Nulla di nulla, se non il mutismo e l’inerzia di qualche immagine rubata in occasioni ufficiali, accanto al marito. Incomunicabilità interrotta una sola volta quando, in occasione dell’assegnazione delle supplenze annuali ai precari, ci annunciava testualmente: “speravo in un incarico a Firenze, già a Empoli sarei stata costretta a rinunciare per i miei figli. Le mamme sanno cosa vuol dire” Sottintendendo, con quell’affermazione infelice, che tutte le docenti pendolari, costrette a sgangherare la loro famiglia per poter lavorare, siano delle madri snaturate.
Dopo mesi di invisibilità e mutismo ha rotto gli indugi e il silenzio con quella frase imbarazzante, per poi ripiombare – fortunatamente – nell’anonimato dal quale per un attimo era emersa. A confermarci, se mai ce ne fosse bisogno, che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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