Il 16 gennaio del 2017, sul fronte del Carso, Giuseppe Ungaretti scrisse la poesia più piccola e magnifica che io ricordi. La titolò “mattina” e il testo è un condensato di eternità: “m’illumino d’immenso”. Tutto qui? Tutto qui. Il poeta è un cesellatore, sa dosare le immagini e le sa trasformare con sapienza e pazienza in parole che restituiscono a loro volta immagini ed emozioni. Questo concentrato di bellezza sintetizza in maniera davvero eccelsa l’immagine della vita, della pulsazione vitale. Dentro quelle poche parole quasi onomatopeiche c’è il sussurro della passione, il cuore che impazzisce, la lacrima e la forza, la voglia e il desiderio. Fin dal suo titolo si respira speranza ed attesa. E’ il mattino che fa nascere. Ungaretti scrive questa magnificenza durante la grande guerra a voler esorcizzare il male e il buio. E l’orrore della mattanza. Non ci sono più i poeti ad accompagnarci in questi torbidi giorni. O magari ci sono e non si sentono. Si leggono tweet da 140 battute che non hanno assolutamente senso e sono soltanto un’accozzaglia insulsa di male parole alquanto sgrammaticate. Ne bastarono solo diciannove ad Ungaretti per raccontare l’universo e l’uomo. Per riappropriarsi della felicità, della speranza e della voglia di ricominciare. Tutte le mattina. Ogni mattina. Son cambiati i tempi e son spariti i poeti. Sono apparsi quelli che dipingono slogan e provano a dire che tutto è dentro una storytelling, quella strana arte di raccontare qualcosa di persuasivo. Questi signori non sanno che bastavano diciannove battute, apostrofi compresi, a dipingere l’infinito.Grazie Ungaretti. Quando la mattina vi svegliate illuminatevi d’immenso, perché solo la bellezza ci potrà salvare.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design