Antonio Fois era partito da Borore per arruolarsi nei carabinieri. Era Il 1970 e lui un ragazzino di diciassette anni. Lo formarono alla scuola dell’Arma di Roma, poi venne destinato alla Liguria e, in ultimo, alla caserma di Bevera di Ventimiglia. Un emigrato sardo in un luogo, Ventimiglia, che dal dopoguerra a oggi racconta storie di emigrazione, tragiche o col lieto fine. Per Antonio non ci fu lieto fine. Domenica 26 dicembre 1971, il carabiniere ragazzino era di turno come piantone nella caserma del paese. Lo chiamarono poco prima delle due del pomeriggio in via Vico Soprano, perché tra un gruppo di immigrati calabresi volavano parole grosse. Antonio intervenne, cercando di indurre alla ragione i contendenti. Uno di loro si chiamava Rosario Vaticano ed era appena uscito da galera: il suo primo pensiero era stato quello di correre a regolare dei conti con la famiglia Strangio. Dalla pistola del pregiudicato partì un colpo che centrò al petto il carabiniere ragazzino, ferendolo a morte. Antonio Fois rispose al fuoco, colpendo Rosario Vaticano, ma non riuscendo ad impedirgli di compiere una strage: sul terreno rimasero infatti tre cadaveri dei suoi rivali. Nel 1972 a Fois venne assegnata la medaglia d’oro al valor militare e, ogni anno, sia a Bevera di Ventimiglia che a Borore viene ricordato il suo sacrificio. Il centro ligure ha intitolato anche una via al carabiniere sardo, mentre a Nuoro porta il suo nome il comando provinciale dei carabinieri. Io ho conosciuto solo oggi la breve storia di questo giovanissimo militare caduto sul lavoro, un conterraneo che cercava una vita migliore e invece trovò la morte in una storia più grande di lui, nella quale era finito per caso in una domenica natalizia. Brevi cenni di cronaca estratti dalla rete, ma nessuna foto della vittima. Alle commemorazioni degli ultimi anni partecipa un altro Antonio Fois, anch’egli carabiniere: è un nipote del ragazzino di Borore ammazzato nel 1971. Credo sappia che quella divisa non la porta solo per sé, ma anche per rendere giustizia alla memoria di quello zio mancato troppo presto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
I giornali di oggi (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.705 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design