Mia madre mi sveglia e mi dice: “E’ morto il Papa”. Sono ancora a rincorrere i sogni, quelli più dolci, prima del risveglio, non riesco a comprendere molto bene e penso di essere ancora dentro attimi di fantasia. Era passato appena un mese dalla sua elezione. Il 26 agosto 1978, l’anno del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, l’anno del barbaro assassinio di Peppino Impastato veniva eletto, come 263° Papa della Chiesa Cattolica, Albino Luciani all’età di 68 anni. Un papa giovane dunque e non di transizione. Il Papa che disse: “Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile: (Dio) è papà, più ancora è madre”. Lo dico subito: dopo quella tristezza fortemente sabauda e grigia del vecchio Montini, Giovanni Paolo I° fu come vedere l’arcobaleno dopo un temporale. Ero fortemente interessato ad altre cose a quei tempi, diciamo più temporali e l’elezione di un Papa non era tra quelle, per me, più importanti. Quel giorno, il giorno dell’elezione, lavoravo a Baja Sardinia e inseguivo gli occhi di Fabrizia. Il giorno dell’elezione di Papa Luciani dopo aver distrattamente sfogliato i giornali andai a lavorare e la sera ero in birreria con Fabrizia. Avevo diciannove anni e, come diceva Guccini proprio in una canzone di quel periodo: “A vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si hanno testa a quell’età” (e quanto Fabrizie). Quel Papa durò trentatré giorni. E quando mia madre mi svegliò il 28 settembre del 1978 non capivo bene l’entità della cosa. Pensai ad un complotto internazionale. Era l’anno del sequestro Moro e forse ci stava. Si parlò di avvelenamento, ma le autopsie sul corpo dei papi sono vietate. Se avesse governato a lungo probabilmente il mondo sarebbe diverso. Chissà.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design