Partiti in 600 per arrivare in 25mila. Il 25 marzo si completava la marcia che nel Marzo 1965 il Movimento per i diritti civili degli afro-americani negli Stati Uniti organizzò nello stato dell’Alabama. Venticinquemila persone e una voce sola per un diritto: quello di voto, dalla cittadina di Selma fino ad arrivare alla capitale Montgomery.
C’è un video che documenta alcuni momenti di quella marcia: i primi fotogrammi catturano solo i piedi sull’asfalto, poi arrivano i visi e si scorge anche il padre del Movimento, Martin Luther King. Guardate il video, guardate i volti, il suolo prima asciutto e poi bagnato, ascoltate le canzoni che fanno da sottofondo, interrotte di tanto in tanto dal rumore dell’elicottero che segue il corteo, e sorriderete, come ho fatto io.
http://https://www.youtube.com/watch?v=BFhcR362RyE
A proposito di canzoni. Uno degli ostacoli maggiori della marcia e del Movimento, oltre al Ku Klux Klan e i lacrimogeni della polizia, si chiamava George Wallace. George Wallace era il governatore dell’Alabama, e lo fu per ben quattro mandati, fino al 1987. Wallace dichiarò illegale la marcia, fino a quando la sentenza del giudice federale non gli impose il contrario. Wallace, in occasione della sua prima vittoria, per ringraziare i sostenitori che con la valanga di voti lo avevano sostenuto, coniò uno slogan aberrante: Segregation now, segregation tomorrow, segregation for ever: fino a che lui fosse rimasto in carica nessuna parità di diritti vi sarebbe stata, e i neri non avrebbero potuto mai varcare la soglia di un istituto scolastico. Ambizioso, Wallace, tanto che ci provò a candidarsi come presidente degli Usa. Per fortuna le sue ambizioni andavano in senso contrario rispetto alla Storia. Gli restò, tuttavia, il suo Alabama. Un Alabama che nel 2004 cercò di sbarazzarsi di alcuni imbarazzanti frasi della sua Costituzione, come quella che dice: “è dovere del legislatore istituire scuole separate per i bambini bianchi e quelli di colore”. E cosa decise la maggioranza dei votanti? Decise di respingere l’abrogazione. In una singolare top ten reperita in un sito americano l’Alabama risulta al secondo posto tra gli stati più razzisti, incastrato tra il Mississippi e il Texas. La musica che c’entra con tutto ciò? Le accuse che la celebre canzone Sweet Home Alabama ricevette riguardo le inclinazioni razziste fu alimentata per colpa, in un certo senso, di Wallace. Una strofa della canzone dice infatti: “In Birmingham they love the governor”, a Birmingham (Alabama), tutti amano il governatore. Il gruppo ha sempre smentito, affermando anche come Wallace non capisse niente di musica. Per cui, siccome la canzone è bella, possiamo ascoltarla senza sensi di colpa e immaginare il cielo blu dell’Alabama nei giorni di Selma.
http://https://www.youtube.com/watch?v=ye5BuYf8q4o
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