Quando l’Iraq di Saddam Hussein invase il Kuwait, nell’agosto del 1990, tutto l’Occidente insorse, trascinato dagli Stati Uniti: era stata violata la sovranità di uno Stato e toccava intervenire subito, annunciò nell’immediatezza dei fatti George Bush Senior. Giulio Andreotti e tutti i leader europei si allinearono, scatenando la prima guerra del Golfo. Nessun soldato venne invece mobilitato per difendere il principio della sovranità nazionale quando a farsene beffe furono gli Stati Uniti, il 25 ottobre del 1983, paracadutando i loro Marines sulla piccola Isola caraibica di Grenada. Un fatto storico rimosso o dimenticato, che dimostra anche in ambito di politica estera quanto le leggi si applichino per i nemici e si interpretino per gli amici. Grenada, atollo da poco più di centomila abitanti provvisto di un esercito di un migliaio di uomini, era diventata indipendente dal Regno Unito nel 1974. Nel 1979, era balzato al potere Maurice Bishop, leader del movimento New Jewels caratterizzato da simpatie filosovietiche. Nel 1983 il partito di governo si spaccò e Bishop, che si ispirava al comunismo europeo, venne deposto dall’ala massimalista del suo stesso movimento, intenzionata a fare di Grenada una replica della vicina Cuba. Prima incarcerato e poi liberato da una rivolta popolare, Bishop in seguito venne ucciso assieme ai suoi fedelissimi, lasciando la guida del Paese ad una giunta militare. Fu in quel momento che Ronald Reagan decise di usare la forza, nonostante l’opposizione – solo a parole – dell’Onu e della premier britannica Margaret Tatcher. Il pretesto per l’operazione Urgent Fury, così venne battezzata, fu inizialmente la costruzione dell’aeroporto di Point Salinas, voluto da Bishop per aprire flussi turistici a Grenada: per gli Usa si trattava di una struttura militare da mettere a disposizione di Cuba e dell’Unione Sovietica. Era una balla colossale, apparsa subito poco credibile e poi smentita dalla storia, esattamente come la spiegazione di un intervento militare deciso per porre in salvo alcune decine di studenti americani in viaggio nell’Isola. Reagan voleva semplicemente rimuovere una minaccia alle porte di casa, sotto forma di un regime che non gli sarebbe stato fedele. L’occupazione durò fino al 15 dicembre, non prima che gli autori del golpe venissero catturati, processati e condannati a pene durissime, tra cui in un primo momento spiccavano anche esecuzioni capitali poi annullate. L’invasione americana costò la vita ad un centinaio di persone che nessuno ricorda più.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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