Cinque anni fa, il 25 marzo 2012, moriva Antonio Tabucchi. Aveva vissuto 69 anni, divisi quasi equamente tra la sua Toscana e il Portogallo. Tabucchi lasciò questo mondo a Lisbona, la città dove viveva, della quale (come me) era innamorato, nelle cui sinuose strade affacciate sull’Atlantico camminava il dottor Pereira, personaggio simbolo del suo romanzo più famoso e letto. Docente universitario, studioso di Pessoa e della cultura portoghese, ebbe con “Sostiene Pereira” il Premio Campiello e il grande riconoscimento che la sua statura di scrittore meritava, peraltro già emersa in giovane età. “Sostiene Pereira” è un racconto intriso di tristezza, ma pure d’ottimismo. Sempre attualissimo, sempre meritevole di essere riletto per il ritmo avvincente e, ancora più, perché ci spiega il Novecento, tra complicità e indignazione. Ci sono il vecchio giornalista che si lascia trascinare dalla corrente della vita, ormai rassegnato alla sorte e senza più voglia di combattere, le sue omelette alle erbe e la sua limonata al solito bar, i suoi ritmi consolidati e la sua salute malferma, la dittatura di Salazar e la banalità del male con cui Pereira sembra accettare la svolta autoritaria, facendosi una ragione di ogni sopruso e violenza. Ma c’è anche la scoperta che, in fondo a ciascuno di noi, esistono più persone e un fuoco che il vecchio cronista credeva spento dal tempo. Bastò la scintilla di un rivoluzionario italiano per ravvivare le braci della passione civile. Leggendo “Sostiene Pereira”, m’immedesimavo nei panni dell’anziano giornalista e cercavo di immaginarne gli itinerari descritti dall’autore. È stato per quel libro che ho deciso di andarci davvero, a Lisbona, scoprendola meravigliosa e malinconica come Tabucchi l’aveva, sobriamente, raccontata. A cinque anni dall’addio, Tabucchi merita un ricordo e tanta gratitudine per averci regalato una speranza in più in noi stessi. (Foto wikipedia)
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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