Io, se devo essere sincero, non ho mai amato questo signore dall’aria ottocentesca, tardo borghese e con un piglio troppo autoritario. Di lui, infatti, ricordo quelle tre parole scandite con forza quando si paventò il suo coinvolgimento in trame oscure e in pagamenti occulti con i servizi segreti, quando era Ministro dell’Interno: “n-o-n c-i s-t-o!. Scalfaro poi, ebbe anche dei momenti di forza e decisione, soprattutto contro Berlusconi. Ma l’uomo non mi ha mai convinto totalmente. Quella sua difesa ad oltranza della Costituzione Italiana, brandita come un baluardo, mi ha sempre fatto pensare a qualcosa di costruito, qualcosa che si doveva fare per forza. Probabilmente sbaglio, sicuramente sono io che non ho avuto l’acume politico nell’analizzare la figura di un democristiano tutto d’un pezzo che dopo appena due giorni dalla strage di Capaci viene eletto presidente della Repubblica. Una risposta forte del Parlamento nei confronti della Mafia. Probabilmente lo è stata, il paese sembrava unito. Però a me è rimasta la figura di un uomo grigio e schivo che non intendeva mai mettersi in discussione e che dal 1946 sino alla sua morte è stato presente in parlamento. Lo ricordo però per un gesto che ai miei occhi lo ha nobilitato: è stato, durante la costituente, fermamente contrario alla pena di morte. La sua elezione, nel 1992 fu la risposta di pancia ad un fatto enorme: lo Stato vacillava e occorreva un Uomo di Stato. Poi, però, le cose hanno percorso strade diverse e la colpa, chiaramente non fu del Presidente della Repubblica.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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