Scrivo di Enrico Berlinguer non solo per ricordare che nacque il 25 maggio del 1922 e oggi avrebbe compiuto 94 anni, ma perché in questi giorni è diventata una moda schierarsi a favore o contro il referendum di ottobre. Mancano ancora cinque mesi ma la guerra è già cominciata e ha l’aria di diventare guerriglia urbana quotidiana: guelfi contro ghibellini, partigiani veri contro partigiani falsi, la Meloni che prova a trovare una strada a Giorgio Almirante, (Almirante?? non lo ricordo padre della costituzione) Bersani che si infuria, la figlia di Ingrao che produce lettere, qualcuno tira fuori Pintor dal cassetto (Giaime, per l’esattezza) e quindi ognuno con il proprio Pantheon, Craxi compreso, ritenuto, se non altro, l’italiano che seppe rullare le palle contro gli americani a Sigonella. Intorno a questo rumore rimane il silenzio di fondo di Enrico Berlinguer. Lo dico senza falsa retorica ma amavo terribilmente quelle tribune elettorali pacate, con Jader Jacobelli che faceva poche domande e i segretari di partito che rispondevano discettando di politica. Scrivo di Enrico Berlinguer non solo per ricordare la sua data di nascita ma perché, davvero, più passa il tempo e più mi rendo conto che questi scenari odierni non hanno molto senso. Ci si è messo anche Michele Serra a dichiarare che forse, anche lui, voterà per il si seppure non sia molto convinto. Io, di mio, non ho ancora deciso. Leggerò con calma e con ponderazione i nuovi articoli della costituzione. A proposito: domani è anche l’anniversario della prima riunione di Filadelfia dove, il 25 maggio del 1787, i delegati degli Stati Uniti cominciavano a scrivere la loro Costituzione: quella di soli sette articoli e con il famoso preambolo “We the people” ovvero: “noi il popolo”. In quel preambolo si raccoglie sicuramente molta retorica e una buona fetta di demagogia “americana” ma, sinceramente, vorrei si partisse sempre da quel “noi il popolo” che Enrico Berlinguer ha saputo rappresentare e per il quale ha combattuto una battaglia politica importante, ormai tranquillamente dimenticata dai nuovi politici di quello che è stato il Partito Comunista Italiano. Buon compleanno Enrico. E’ stato bello alzare il pugno chiuso al tuo funerale. Quel giorno eravamo tanti, eravamo noi, il popolo. Siamo rimasti una massa confusa ormai troppo disgregata ed egoisticamente orientata verso altre sponde. Senza più passione.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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