Com’è noto, Donald Trump basa la sua campagna elettorale sull’idea di un’America blindata, impermeabile all’immigrazione, protetta da un muro a tenuta stagna che impedisca infiltrazioni dal Messico e vietata ai musulmani. La migrazione è un reato da combattere, nei discussi programmi del candidato repubblicano. Oggi, 25 giugno, sono 17 anni dalla morte di Fred Trump. Il padre di Donald finì i suoi giorni a Long Island, a 94 anni suonati. Fu un costruttore di fama mondiale, capace di costruire 27 mila appartamenti, principalmente lungo le coste americane, lasciando in eredità ai figli una fortuna di 400 milioni di dollari. Ma per arrivare al punto dobbiamo proseguire la retromarcia nel tempo. Di chi era figlio Fred Trump? (O, se preferite, chi era il nonno di Donald Trump?)
Ecco, Fred Trump era figlio di un immigrato tedesco. Si chiamava Friedrich Trumpf o forse Drumpf, le fonti sono discordi, nacque in Renania e arrivò a New York nel 1885, quando aveva 16 anni, dopo essere partito da Brema. Andò a vivere da una sorella più grande, residente nella Grande Mela da un paio d’anni prima. Fece il barbiere in un grand hotel poi, improvvisamente, si buttò sul mondo della ristorazione e prese a girare gli Stati Uniti come una trottola, aprendo locali di dubbia fama – probabilmente erano case di tolleranza – un po’ ovunque. Tornò in Germania, prese moglie, poi varcò nuovamente l’Atlantico per stabilirsi definitivamente negli Stati Uniti. La sua fortuna pare sia dovuta a qualche pepita, capitatagli tra le mani nel periodo della corsa all’oro. Nel 1905 nacque Fred che, quando aveva 13 anni, rimase orfano perché il nostro Friedrich non sopravvisse alla febbre spagnola. Della morte di Fred, il 25 giugno del 1999, ho già detto. Con tutto il rispetto per la sua illustre figura, quella data mi è servita solo per dimostrare che anche Donald Trump, il nemico degli immigrati, è figlio (vabbè: nipote) di una storia di immigrazione. E forse la sua tenacia negli affari, la sua ambizione sono proprio l’eredità genetica di chi ha conosciuto la fame e l’ostilità di una terra ignota. Magari, una volta diventato presidente degli Stati Uniti, potrà ammetterlo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design