Sono Antonello. Vi scrivo perché devo dirvi una cosa. Babbo è in prigione. Non è la cosa peggiore che ci è capitata. La peggiore è che mamma, per la storia di babbo in prigione ha detto che da noi, quest’anno, non passa Babbo Natale, che tanto già lo sappiamo chi era. Vorrei dire a mamma che in prigione mio babbo ci va spesso e qualche volta è capitato che lo hanno zaccato dentro anche a Natale e qualche regalo ci era arrivato. Ha detto mamma che erano altri tempi. Insomma, a scuola non posso fare mai il tema della famiglia, dico solo cose vaghe, di mio babbo emigrato e chissà quando torna e se torna, a giocare non posso andare lontano perché gli altri hanno sempre un babbo che li viene a prendere e a me non ci viene nessuno. Devo aggiungere che oltre al babbo emigrato ho la mamma senza patente e come faccio a dire che non ci abbiamo la macchina e neppure i soldi della benzina e figuriamoci dell’assicurazione che, comunque, sarebbe il male minore perché ho visto un bè di gente girare senza pagare. Adesso va di moda fare la recita a scuola ed invitare i genitori e io sono segato alla grande. Ho dovuto dire che la recita non mi piaceva e che era cosa di bambini piccoli. Ché alle medie si dovrebbe fare altro. Secondo me già non ci hanno creduto i professori anche perché di babbo in prigione l’hanno scritto sul giornale che non si fa mai i fatti suoi. Vi scrivo perché adesso a Natale tutti siamo più buoni (ma dove?) e disponibili. Mio nonno, per esempio, dice che il Natale non serve a niente perché arricchisce i ricchi e impoverisce i poveri. Quando gli chiedo cosa vuol dire mi risponde che devo starmi zitto e che da grande già capirò. Comunque, il mio problema è quello di whatsapp. Nel senso che non posso mandare gli auguri a babbo perché in prigione non hanno i cellulari. Meglio, come dice il mio amico Gavino: i cellulari già ce li hanno, ma sono a quattro ruote, poi se si prende una sussa si lamenta che ce l’ho con lui. Ora, mi chiedo: e cosa vi costa autorizzare a mandare un messaggio al figlio? Perché penso che in galera se arriva una foto di come fuori ci stiamo divertendo magari fa piacere. O magari no. Per me whatsapp è l’invenzione più bella che ha fatto l’uomo. Meglio delle ragazzine, anche. Perché se vuoi non rispondi e fai finta di non sentire. Mentre con Giovannella, per dire, questo non è possibile. Io con questa cosa di babbo in prigione non ne esco benissimo. Però, a volte ci campo. Intanto quando si gioca a pallone ho un certo potere: se è fuorigioco o no, lo decido io e nessuno parla, che ho babbo in prigione e quindi siamo una famiglia di un certo modo. Da poco, però hanno cominciato a giocare senza fuori gioco e questa cosa non mi va troppo bene. Quando vado in negozio e mi prendo qualche cosa senza pagare lo dico prima: “già paga babbo” e quello già lo sa di cosa stiamo parlando. Solo che adesso il credito è finito perché, a quanto pare babb in prigione ci deve restare parecchio e nessuno fa credito a babbo morto. Insomma, non è semplice vivere nei giorni di Natale senza regali, senza macchina e senza poter mandare messaggi a babbo. Perché mamma, che è fissata, dice che gli posso scrivere e mandare una foto, di quelle stampate. Che, a parte i soldi per stamparla, non ci sono manco i negozi. Allora ho deciso di scrivere la lettera ma siccome ci vuole un francobollo è meglio una mail che però, per lo stesso problema di whatsapp, lui non la può ricevere e allora ho detto: e se la scrivo a La Nuova, così la pubblicano e tu la leggi perché i giornali ancora li passano in galera? Allora: caro babbo in prigione, già lo sai che quest’anno volevamo passare in Natale insieme e invece siccome sei innocente non puoi venire. Questa cosa l’ha detta il giudice a mamma: suo marito ancora non è stato condannato e quindi, siccome può essere innocente, non può uscire in permesso premio. Che quella è una cosa per i colpevoli. Ti scrivo perché eri fissato con il presepe e ti volevo mandare una foto in wathsapp della capanna che abbiamo costruito. Non ci abbiamo messo Gesù Bambino come dici tu. Io, come regalo, sotto il presepe non mi aspetto nulla, manco giocattoli comprati dai cinesi. Però a Natale vorrei venire da te a Bancali, che sembra una cosa lontana e che non esiste, come la Padania, e giocare una partita di pallone: babbi in prigione contro figli. Magari è difficile, non lo so. Certe cose non sono semplici. Però anche se ho solo dodici anni una cosa l’ho capita: che quando babbo finisce in prigione tutta la famiglia è carcerata anche lei. Forse veniamo per la befana ma senza pacco, non perché non ci sono soldi, ma perché non bisogna mai chiedere nulla a nessuno. Io me le ricordo le cose che dicevi sempre: ladri si, ma in onestà. Ed io siccome in galera non ci voglio finire, ho deciso che è meglio solo l’onestà. Buon Natale babbo e riguardati. Che la galera e non solo a Natale, è sempre brutta. Buon natale a tutti voi. E non esagerate con whatsapp.
Giampaolo Cassitta. tutti i diritti riservati.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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